Quali sono i brand del Gruppo FIAT? Rivoluzione totale

Nata nel 2014 dalla fusione tra l’italiana FIAT S.p.A. e la statunitense Chrysler Group, FCA è ora entrata nell’universo Stellantis.

Il mondo dell’auto viaggia ad una velocità inaudita. Sembrava ieri che FIAT e Chrysler si fossero unite per dare vita al potente gruppo FCA che già le cose sono cambiate. Nella FCA rientravano i marchi FIAT, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Fiat Professional, Abarth, Jeep, Chrysler, Dodge, Ram Trucks, Mopar, SRT. L’idea di Marchionne ridiede nuova linfa a brand destinati ad una fine infausta.

FIAT (Adobe Stock)
FIAT (Adobe Stock)

In seguito l’industria dell’Automotive è stata sconvolta dal dieselgate e dalla spinta green. La transizione elettrica è nata nelle stanze dei bottoni, ben lontana dalle dinamiche della strada e dei player protagonisti. In questi casi il rischio di uno scollamento della realtà è alto. Per di più la crisi dei componenti e la guerra pandemica che il mondo ha dovuto affrontare negli ultimi tre anni ha messo in ginocchio il mercato. La FIAT ha iniziato a guardarsi intorno alla ricerca di un partener che potesse consentire uno step evolutivo necessario.

PSA aveva un know-how importante nel business delle batterie, essendosi mossa prima di altri competitor europei. E’ nata su questi presupposti di sharing l’alleanza che ha dato vita al quarto costruttore di automobili al mondo. Sul podio vi sono il Gruppo Volkswagen, il Gruppo Toyota e l’alleanza tra Renault-Nissan. Raggiungere anche solo il terzo gradino non sarà semplice. Alle spalle di Stellantis vi sono realtà molto importanti che spingeranno sull’oro elettrico, ossia Hyundai-Kia, GM, Honda Motors, Ford e Mercedes Daimler.

FIAT, ecco la rivoluzione targata Stellantis

Nel Gruppo Stellantis rientrano FIAT, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Abarth, Peugeot, Citroen, DS, Opel, Vauxhall, Jeep, Chrysler, Dodge, Ram. Considerati i nomi il futuro potrebbe essere luminoso ma il business delle batterie, per ora, è principalmente cinese. La diffusione delle auto elettriche continua a non decollare, almeno alle nostre latitudini, con una quota di mercato irrisoria. Nonostante gli ecobonus nel 2022 le EV vendute sono state ancora di meno in Italia dell’anno precedente.

John Elkann nel ruolo di Presidente, Carlos Tavares in qualità di Amministratore Delegato e Mike Manley, che non siede nel Consiglio di Amministrazione ma ha la responsabilità di guidare il mercato americano, ricoprono i ruoli di primo piano. Nel CdA ci sono anche nove amministratori non esecutivi: il Vice Presidente Robert Peugeot, Henri de Castries, Andrea Agnelli, Fiona Clare Cicconi, Nicolas Dufourcq, Ann Frances Godbehere, Wan Ling Martello, Jacques de Saint-Exupéry e Kevin Scott.

La crisi elettrica riguarda, principalmente, il nostro territorio ma si connette anche ad una situazione infrastrutturale drammatica. Sul territorio le colonnine non sbucheranno come funghi e per mentalità gli italiani non hanno ancora inteso la portata del passaggio epocale. A livello europeo si è pertiti da un presupposto sbagliato che gli italiani avrebbero accettato di spendere cifre elevatissime per vetture con un mercato dell’usato ancora incertissimo, un numero scarso di wall di ricarica pubbliche e un handling che non è ancora all’altezza delle moderne auto termiche o ibride.

Nel Belpaese i soldi sono in mano agli adulti. I giovani tra poco faranno fatica anche a potersi permettere una bicicletta elettrica, e non è detto che chi ha guidato per decenni potenti vetture endotermiche abbia voglia di adattarsi alla tecnologia di un’auto alla spina. La FIAT, strategicamente, ha iniziato con il lancio di una best seller come la 500. Il problema è che, senza incentivi, la piccola alla spina parte da quasi 30.000 euro ed è adatta a chi si muove solamente in ambienti urbani e vuole una vettura essenziale.

La versione Abarth sarà proposta a 10.000 euro in più. Chi ha qualche anno sulle spalle ricorda bene cosa poteva essere acquistato un tempo con 80 milioni delle vecchie lire. Il mercato è schizzato alle stelle e nemmeno le utilitarie del Gruppo Stellantis sembrano in grado di porre un freno a questa deriva. In questo modo si rischia di finire in una realtà che viaggia ad una diversa velocità, soffocati da pretese politiche europee e una crisi economica senza precedenti storici.

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