Casey Stoner, il dramma dietro al suo ritiro: ecco cosa lo ha spinto a lasciare la MotoGP

L’australiano ha avuto una carriera straordinaria, condizionata però da un grave problema di salute. Ecco il terribile dramma di Casey Stoner.

Tra i centauri più forti della storia della classe regina, il nativo della Gold Coast ha conquistato due mondiali su due moto differenti, un’impresa che solo in pochissimi hanno fatto nel Motomondiale. Sorprese tutti in sella alla Ducati nel 2007, battendo straordinari fenomeni come Valentino Rossi e Dani Pedrosa. La sua cavalcata fu clamorosa, condita da 10 trionfi.

Casey Stoner (LaPresse)
Casey Stoner (LaPresse)

Dopo la matematica vittoria del mondiale in Giappone, Casey festeggiò nella sua Australia, conquistando il successo a Philip Island. Nel finale di stagione si tolse la soddisfazione anche di vincere in Malesia e concluse con il secondo posto a Valencia. Il feeling dell’australiano sulla Rossa fu a dir poco magico. Sempre nel 2007 si trasferì nel Principato di Monaco e sposò la sua compagna storica Adriana. Dopo il vittorioso esordio stagionale nel 2008 in Qatar in molti credettero possibile che il centauro con il numero 27 potesse addirittura aprire un ciclo di vittorie.

I tifosi della Ducati rimasero delusi perché l’australiano non riuscì a vincere nelle successive 5 gare, ma alternò sporadicamente delle prestazioni come quelle dell’anno del titolo mondiale. Nel 2008 subì anche pesanti cadute e infortuni che lo condizionarono nella ricorsa al titolo. Tra Stoner e Valentino Rossi, però, la rivalità toccò dei vertici inimmaginabili nella tappa americana di Laguna Seca. Il campione italiano riuscì a tenere testa al rivale conquistando la fatidica sfida degli Stati Uniti.

In quella stagione Valentino Rossi festeggiò il suo ottavo titolo mondiale, mentre Stoner terminò sotto i ferri per provare a tornare in lizza per la corona nella stagione successiva. Il livello di Casey nel 2009 fu molto simile a quello anche della stagione successiva. In domeniche dove tutto filava liscio l’australiano riusciva a vincere e a fare la differenza, ma il più delle volte erano i ritiri e gli infortuni a segnare il suo destino.

Gli alti e bassi di Casey

Iniziarono a girare le prime voci sui problemi di stanchezza cronica che l’australiano accusava dopo ogni weekend. In molti temettero che potessero condizionare il prosieguo della sua carriera. Al termine del 2010 decise di abbracciare la sua ultima sfida nel Motomondiale, firmando per il team HRC Honda. Ancora una volta riuscii ad esordire con una vittoria su una nuova moto, come gli era accaduto nel 2007 con la Ducati.

Il suo rullino di marcia fu impressionante, collezionando su 18 gare 16 piazzamenti sul podio, conditi da 10 vittorie complessive, un secondo posto e restanti medaglie di bronzo. Concluse la stagione vincendo il suo secondo titolo mondiale con 350 punti. La sua ultima annata in MotoGP fu condizionata dall’ennesimo terribile infortunio e a quel punto, non prendendo parte ai GP di Repubblica Ceca, San Marino e Aragon, a causa delle lesioni alla caviglia destra rimediata nelle qualifiche del Gran Premio di Indianapolis, non riuscì a conservare la corona.

Prese la difficile ma opportuna decisione di ritirarsi dalla MotoGP. Ricoprì, successivamente, il ruolo di tester sia per la Honda che per la Ducati, ma naturalmente la sua mancata presenza rappresentò una perdita enorme per la top class, considerata anche la giovanissima età. Il ritiro di Stoner spalancò le porte a Marc Marquez e, considerati i risultati ottenuti in Honda nella sua prima fase di carriera, il sospetto che Stoner avrebbe potuto vincere numerosi mondiali sarà balenato nella testa di tanti in Honda.

Il dramma di Casey Stoner

L’australiano purtroppo è stato condizionato dalla sua grave condizione fisica che lo ha portato ad uno stile di vita diverso. La battaglia, sia fisica che mentale, era dovuta ad un affaticamento cronico, a cui seguiva l’ansia, diagnosticata solo in seguito. La malattia lo portava a essere sempre stanco e l’approccio ad una competizione come la MotoGP non lo poteva più essere portato avanti. Continua, comunque, a seguire il Motorsport.

C’erano dei giorni che ero ‘malato come un cane’ – spiegò Stoner nel podcast Gypsy Tales – poi c’erano quei weekend dove più forte andavo in pista, più volevo morire”. E quando l’ansia arriva “anche la mia schiena si blocca, tra le scapole. La percepisco quando non mi sento tranquillo. Sarebbe stato più facile nella mia carriera se l’avessi saputo e avessi potuto gestire meglio la situazione”, ha confessato il centauro australiano.

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