Lewis Hamilton, sapete che fa il padre? E’ un vero stacanovista

Il padre di Lewis Hamilton ha compiuto enormi sforzi per sostenere i suoi due figli. Il sette volte iridato deve molto alla sua famiglia.

Lewis Hamilton è tra i più forti piloti della storia della Formula 1. E’, forse, l’ultimo di una stirpe di ragazzi che è riuscito ad emergere dai bassifondi. Fu lo stesso Hamilton, in una intervista storica, ad ammetterlo. La cittadina di Stevenage è ubicata tra Letchworth Garden City a nord e Welwyn Garden City a sud, a 50 km da Londra.

Lewis Hamilton con il padre Anthony Hamilton (LaPresse)
Lewis Hamilton con il padre Anthony Hamilton (LaPresse)

Le origini del pilota sono anglocaraibiche, dato che suo padre emigrò dall’isola caraibica di Grenada per cercare un futuro migliore in Inghilterra. Una volta arrivato in UK, Anthony trovò l’amore e un impiego nelle ferrovie pubbliche. Il padre di Lewis lavorò giorno e notte per finanziare la carriera nel Motorsport dell’attuale pilota della Mercedes e prendersi cura di Nicolas. Il fratello minore del sette volte iridato era nato precocemente e aveva subito una paralisi cerebrale che lo inchiodava alla sedia a rotelle.

Per Anthony Hamilton fu un periodo molto duro, ma lavorando per più di 12 ore al giorno, riuscì a portare avanti le cose. Lewis dimostrò di essere un fenomeno sui kart, ma il problema era trovare i fondi per continuare la carriera sulle auto a ruote scoperte. Il Motorsport è sempre stata una disciplina per ricchi, ma il padre di Lewis svolse il ruolo di manager, provando anche ad aiutarlo nelle vesti di meccanico. Un padre esemplare che è riuscito a rendere suo figlio un autentico guerriero.

I sacrifici del padre di Lewis Hamilton

Anthony comprese le potenzialità enormi del figlio, ma fu costretto a fare tre lavori contemporaneamente per cercare di tenere vive le sue speranze. Lewis riuscì ad entrare nelle grazie di Ron Dennis, ex boss della McLaren Mercedes. Un giorno si avvicinò al tecnico britannico, chiedendogli il supporto per arrivare a correre in F1. “Lo ringrazio per avermi notato quando avevo solo 10 anni e per aver creduto in me, senza di lui probabilmente non sarei nemmeno qui”, dichiarò il #44.

Ron Dennis fu come un secondo padre per il campione di Stevenage. Dopo aver vinto tutto nelle categorie propedeutiche alla Formula 1, Lewis sfiorò il titolo al debutto nel circus con il team di Woking. Nel 2008, dopo la delusione cocente dell’anno prima, l’anglocaraibico si laureò per la prima volta campione del mondo. Negli anni successivi il #44 è riuscito a fare la storia in Mercedes, celebrando altri 6 mondiali. Nell’era turbo ibrida della F1, Lewis ha dettato il passo, riuscendo a collezionare un numero di vittorie clamoroso.

Nessuno nella storia era stato in grado di arrivare alla tripla cifra. Hamilton ha conquistato 103 vittorie e altrettante pole position. E’ andato vicinissimo ad elevarsi lì dove neanche Michael Schumacher era salito, finendo beffato all’ultima tornata del Gran Premio di Abu Dhabi 2021. Il pilota della Mercedes si sentiva già cucito sulla pelle l’ottava corona e si è sentito “derubato” dall’ex direttore di gara Michael Masi. Nelle ultime due stagione, in ogni caso, Max Verstappen ha fatto la differenza, detronizzando il re nero. Lewis ha sfruttato al massimo il potenziale tecnico messo a disposizione dalla squadra teutonica in otto anni consecutivi di sfide al vertice. La Mercedes ha festeggiato otto titoli costruttori di fila, ma qualcosa si è rotto nel 2022.

Il passaggio alle auto ad effetto suolo ha stravolto gli equilibri al vertici. La Red Bull Racing ha dominato, vincendo nella passata stagione 17 GP su 22, mentre la Mercedes ha fatto due passi indietro, diventando la terza forza. La Stella a tre punte è salita una sola volta sul gradino più alto del podio, ma non con Lewis. Il nuovo teammate, George Russell, lo ha preceduto un Brasile e nella graduatoria generale. Hamilton surclassato dal teammate, il tecnico esalta Russell: ecco il motivo. Leggete anche: Lewis Hamilton, stoccata a Verstappen: il Mondiale è già partito. Per la prima volta, dall’anno del suo debutto, il #44 non è stato in grado di conquistare una gara.

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