Una vita spericolata: ecco come morì il grande James Hunt

James Hunt è una delle icone della F1 di una volta, quella pericolosa ed affascinante. Ecco come scomparve il grande inglese iridato.

Una delle figure di spicco della storia della F1 è sicuramente quella di James Hunt, che pur non avendo vinto tanto come altri suoi colleghi, resterà per sempre nella memoria collettiva. Si trattava di un personaggio davvero particolare, che nel corso della sua carriera non si è fatto mai mancare i divertimenti più disparati.

Niki Lauda e James Hunt (ANSA)
Niki Lauda e James Hunt (ANSA)

Una delle sue grandi passioni erano le donne, con le quali si intratteneva regolarmente. Anche il fumo e l’alcol furono suoi compagni di vita, e furono le cause scatenanti della sua morte prematura. La sua figura è tornata in voga nel 2013, quando è salito alla ribalta il capolavoro di Ron Howard, vale a dire “Rush“.

Come tutti ben ricorderete, si trattava del racconto della rivalità tra lo stesso Hunt e Niki Lauda, i quali iniziarono a sfidarsi sin da ragazzini nelle formule minori, fino a giocarsi il titolo mondiale del 1976. In quell’occasione, ebbe la meglio il britannico, che al volante della McLaren-Ford Cosworth portò a casa il suo primo ed unico titolo iridato nel clamoroso finale del Fuji, durante il Gran Premio del Giappone corso sotto il diluvio da cui l’austriaco decise di ritirarsi.

Quel campionato fu deciso in gran parte del terribile incidente che coinvolse Lauda al Nurburgring Nordschleife, portandolo a saltare molte gare che favorirono la rimonta del rivale. Dopo la F1, James e Niki sono rimasti buoni amici, ma il loro rapporto si interruppe prematuramente per la morte dell’inglese.

Hunt, lo stile di vita che gli fu fatale troppo presto

La vita di James Hunt è stata condotta a livelli davvero inimmaginabili per i piloti di F1 che conosciamo oggi. La sua scomparsa avvenne il 15 giugno del 1993 presso la sua abitazione situata a Londra. Il giorno prima, stava giocando a biliardo con un suo amico, ma lasciò il luogo dell’incontro prematuramente perché non si sentiva molto bene.

Poche ore dopo, fu trovato morto proprio nella sua casa, ed aveva il telefono in mano. Molto probabilmente, l’ex pilota tentò di chiamare aiuto, ma l’infarto non gliene diede modo. Questa è la causa ufficiale della morte del campione del mondo di F1 1976, ed è chiaramente collegata ad uno stile di vita esagerato.

Come si vede bene anche nel film di Ron Howard, l’ormai famosissimo “Rush“, Hunt era solito bere e fumare regolarmente, persino prima di una gara. In molte scene del film si vede il pilota vomitare proprio prima di salire a bordo della vettura, e non è un caso che la morte sia sopraggiunta alla giovane età di 45 anni.

James ha vissuto la sua vita in modo intenso, abusandone in molte occasioni, ma forse è anche per questo che viene celebrato come uno degli eroi più incredibili dell’automobilismo. Persino Enzo Ferrari, nel suo libro chiamato “Piloti, che gente!” parlò di lui, descrivendolo come il perfetto interpreta della cosiddetta “Parabola del pilota“.

Inizialmente, James, come molti altri, ha in testa solo una cosa: la vittoria assoluta. Una volta ottenuta, inizia a perdere entusiasmo, a causa anche di stress e pressioni continue a cui il successo espone tutti gli sportivi, ma anche i personaggi famosi in generale, indipendentemente dal campo in cui operano.

Prima o poi, chi più precocemente chi dopo un certo numero di anni di successi, tutti i piloti inizieranno a non sentirsi più appartenenti a quel mondo che li ha resi famosi, iniziando a diventarne sempre più estranei. Questo è ciò che è successo a James, che dopo il titolo del 1976 non fu più lo stesso, come conferma il suo ritiro datato 1979, a soli 32 anni di età.

Considerando che all’epoca si correva anche sino a 40 anni, il suo fu un addio molto anticipato, che lo portò poi a diventare commentatore televisivo. La vita di James è stata davvero troppo breve, ma senza dubbio, si è goduto ogni singolo giorno come se fosse l’ultimo. E questo tutti lo ricordano alla perfezione.

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