La Borsa è sempre indice dello stato di salute di un’azienda. Un noto brand italiano ha avuto un crollo improvviso sui mercati.
Non è un momento facile per i principali costruttori del mercato dell’automotive. La crisi non sta colpendo solo i top brand, ma anche tutti i player che orbitano nel mondo delle quattro ruote. Con una flessione economica notevole le aziende europee devono fare i conti con cali continui in Borsa. In Italia non si contano più i fallimenti e gli inevitabili licenziamenti, persino i major non sembrano più a riparo da eventuali scossoni finanziari.
Pirelli è un colosso che opera da oltre un secolo nel settore degli pneumatici. In termini di fatturato se la gioca con Bridgestone, Michelin, Continental, Goodyear e Hankook. L’azienda di mescole milanese opera in tutto il mondo con una presenza commerciale in oltre 160 nazioni. E’ un punto di riferimento anche per i piloti della massima categoria del Motorsport. In passato la società si è distinta anche nel settore dell’abbigliamento maschile e femminile, dei materassi e in quello energetico con Pirelli Ambiente.
Il crollo in Borsa della Pirelli
Quotata alla Borsa Italiana dal 1922 l’azienda di pneumatici è presente negli indici FTSE MIB e FTSE Italia Brands. Nel 2015 era stata ritirata dal listino per tornarvi il 4 ottobre 2017 con una capitalizzazione di 6,5 miliardi di euro. Pirelli è stata inserita nell’indice Dow Jones Sustainability STOXX (DJSI STOXX) per la prima volta nel 2002, ed è stata selezionata anche nell’indice mondiale Dow Jones Sustainability World. Prima del delisting Pirelli rientrava anche negli indici di sostenibilità FTSE Global and Europe e ASPI Eurozone.

Il 2024 per Pirelli si è concluso con un utile netto consolidato di 501,1 milioni di euro, in crescita dell’1% rispetto ai 495,9 milioni di euro dell’esercizio 2023, e ricavi in aumento dell’1,9% a 6.773,3. La seduta è stata pesante per i titoli industriali, con Stellantis (-4,5%), Saipem (-3,4%), Pirelli (-3,4%) e Stm (-3,1%) in coda al listino. L’azienda milanese sta attraversando una fase di difficoltà. L’inflazione nei 20 Paesi della zona euro è salita al 2,5% a gennaio dal 2,4% di dicembre, poco al di sopra delle aspettative degli economisti, a causa dei costi energetici in aumento. A Milano, a inizio anno, si è registrato -0,99% a 36.110 punti alle 14:40 con Stellantis e Pirelli sotto una pioggia di vendite e nonostante gli acquisti su Generali, Mps, Leonardo, Tim e le utilities.