Bagnaia, un inizio non da campione: il confronto con i n.1 è umiliante

Il campione in mondo in carica, Pecco Bagnaia, sta facendo una enorme fatica a concretizzare lo strapotere tecnico della sua Ducati Desmosedici GP23.

Quando si diventa campioni del mondo occorrerebbe anche riuscire a tenere alta la bandiera nei momenti più complessi. Francesco Bagnaia è il campione in carica della MotoGP, ma sotto alcuni aspetti appare ancora il giovane centauro che fa fatica ad analizzare e spiegarsi le improvvise cadute.

Pecco Bagnaia Ducati (Ansa Foto)
Pecco Bagnaia Ducati (Ansa Foto)

Senza nulla togliere alle difficoltà che le moto odierne con una elettronica estrema comportano, Bagnaia avrebbe dovuto amministrare al meglio lo strapotere tecnico della Ducati Desmosedici in questo inizio di stagione 2023, approfittando anche delle defezioni del suo nuovo compagno di squadra Enea Bastianini e dell’avversario più temibile, sulla carta, Marc Marquez.

La Ducati ha sempre riservato un trattamento speciale per il suo alfiere di riferimento. Il team si è sempre stretto intorno al centauro piemontese, anche quando ha battuto i piedi e si è lamentato del suo ruolo di “tester”. Quest’inverno non si sono ripetuti gli errori che avevano caratterizzato il 2022. La squadra, infatti, non ha rivoluzionato la Desmosedici, temendo anche di creare inutili difficoltà di adattamento. La strategia, sin dai primi test prestagionali, sembrava aver funzionato con un Bagnaia subito in grande spolvero.

Il centauro piemontese aveva dichiarato che le sensazioni erano quelle di una moto ancora più performante rispetto a quella precedente. Di fatto era come se non fosse mai sceso dalla sella della Rossa. Tutto sembrava essere andato per il verso giusto, con la doppia vittoria In Portogallo nella prima storica Sprint Race della MotoGP e nella sfida domenicale. Anche sul piano fisico il nuovo format di gara risultava fattibile, ma è la tenuta mentale oggi a preoccupare la casa di Borgo Panigale.

Bagnaia, domeniche da incubo

L’italiano, in qualche modo, deve ringraziare l’introduzione delle Sprint Race. Sulla breve distanza il ducatista ha fatto la differenza, ma in gara non ha dimostrato in Argentina ed in America di riuscire ad amministrare bene i GP. Due sfide che gli avrebbero potuto garantire 45 punti in più in classifica. Non sarebbe stato un campionato chiuso ma molto indirizzato per un bis.

Quando sembrava, finalmente, aver fatto quello scatto in più, non è stato in grado di gestire al meglio le ultime fasi dei Gran Premi d’Argentina e del COTA. Sul più bello è crollato al suolo, lasciando la gloria agli avversari. Ad oggi l’unica fortuna di Bagnaia è di non avere un vero e proprio avversario. Risulta, infatti, difficile immaginare un Marco Bezzecchi in lotta per il titolo mondiale sino all’ultima tappa valenciana, essendo anche il portabandiera di un team satellite.

Nella storia della MotoGP nessun centauro di una squadra B ha mai vinto il riconoscimento iridato. Pecco Bagnaia si è molto lamentato al termine della gara, non riuscendo ad analizzare e spiegarsi gli errori commessi. In Argentina si è steso sul bagnato, ma le condizioni dell’asfalto del COTA non erano affatto terribili. Vedremo se l’ultimo episodio determinerà un cambio di rotta per il torinese.

Campioni della MotoGP, mai così in basso

Tutti i campioni storici della MotoGP non avevano mai iniziato così male il campionato successivo alla conquista del titolo. Persino Joan Mir, considerato uno dei campioni più fortunati nella storia della classe regina, aveva strappato nel 2021 un quarto, un settimo e un terzo posto. Nel 2022 Fabio non è riuscito a conservare la corona, ma aveva cominciato con un nono, secondo e ottavo posto.

Marc Marquez non può essere giudicato per il drammatico crash di Jerez de la Frontera del 2020. In quel caso il centauro saltò, dopo il problema accusato all’omero destro, l’intera annata. Lo spagnolo, tra operazioni e riabilitazioni, non ebbe l’opportunità di conservare la corona. Negli anni precedenti aveva sempre trovato la giusta continuità in sella alla Honda, levandosi molte soddisfazioni.

Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, per anni compagni in squadra in Yamaha, hanno sempre tenuto un livello top dopo la conquista di una corona iridata. La stagione 2006 si aprì maluccio per il Dottore, ma ottenne comunque un quattordicesimo, un primo e un quarto posto. Non si rintracciano ritiri nemmeno per il maiorchino. Anzi dopo ogni mondiale conquistato, pur non riuscendo a tenersi stretto il titolo, Lorenzo aveva sempre cominciato con tre podi, sia nel 2011 che nel 2013.

Idem Stoner nel 2012, dopo il titolo conquistato in Honda nel 2011. Dopo essersi laureato campione del mondo nel 2007, invece, in sella alla Ducati, l’annata successiva partì con un primo, un undicesimo e un sesto posto. Insomma non cadde al suolo nemmeno il canguro australiano. Stesso discorso per Nicky Hayden, autore di un 2007 non in linea con l’anno glorioso precedente, ma non finì al tappetto nei primi 3 round. Le statistiche non lascino bene sperare Pecco Bagnaia.

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