Chi ha vissuto i magici anni nel Belpaese ricorderà che c’erano due scooter che si dividevano il mercato italiano. Il ritorno in grande stile nel segno della sostenibilità.
Il vantaggio di avere una certa età è la memoria storica anche nell’ambito del motociclismo o delle due ruote in generale. La storia dello scooter è fatta, tradizionalmente, da due evergreen nostrani: Vespa e Lambretta. Se avete un nonno o una nonna sprint chiedete a loro, e vi parlerà per ore della rivalità di questi mezzi, ma ci vogliamo soffermare solo sulla storia di Lambretta.
La Lambretta è uno scooter, nato in Italia presso gli Stabilimenti della Innocenti con sede a Milano, nel quartiere Lambrate. Il nome “Lambretta” deriva dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui sorgevano proprio gli impianti produttivi. Nel 1922 Ferdinando Innocenti di Pescia diede vita ad una fabbrica di tubi d’acciaio a Roma. Nel 1931 spostò tutti i propri affari a Milano, costituendo proprio nel quartiere Lambrate la più grande fabbrica di tubazioni d’acciaio senza giunti. Durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica fu bombardata e completamente distrutta. Innocenti, nell’attesa di riacquisire da parte degli Alleati gli stabilimenti di Milano, creò un mezzo che avrebbe rappresentato una soluzione a tanti problemi post bellici degli italiani.
Valutando le nuove necessità di motorizzazione utili alla popolazione nell’immediato dopoguerra, il progettista decise di dedicarsi alla produzione del rivoluzionario scooter. Nel 1947, dopo aver concluso la fase di progettazione e dopo aver ricostruito gli stabilimenti milanesi, inizia la produzione della Lambretta. L’enorme successo non solo nazionale fece sì che la Lambretta, nei quasi 25 anni di produzione, venisse costruita su licenza anche in Argentina, Brasile, Cile, India e Spagna.
Il nuovo corso della Lambretta
La “British Motor Corporation” (BMC) approfittò delle sue difficoltà finanziarie e con la sua esperienza di produzione propose un contratto alla Innocenti per produrre le automobili Mini su licenza della “BMC”. La produzione si concentrò sulle due ruote. La Lambretta non avendo più molto mercato, chiuse la produzione nel 1971. Il governo indiano comprò la catena di montaggio della Lambretta, essenzialmente per le stesse ragioni per cui Ferdinando Innocenti l’aveva costruita dopo la guerra: l’India all’epoca era un paese con poche infrastrutture e non era ancora pronta all’uso delle auto.
Ieri come oggi Lambretta torna ma in versione elettrica, un’autonomia massima di quasi 105 chilometri nel ciclo WMTC. Possono diventare quasi 130 in caso si decida di spingere lo scooter ad una media di 40 km/h. Per quanto riguarda la ricarica, la batteria agli ioni di litio che riguarda tale veicolo prevede una ricarica completa in 5 ore e 40 minuti. La ricarica veloce impiega invece poco più di mezz’ora. Innovazione e tecnologia: sistema di frenata ABS, illuminazione full-LED, ma la qualità e la storia si paga: 7.500 euro sono giustificati da linee classiche ma dal cuore innovativo.