Stellantis ha chiuso molto male il 2024 ed iniziato ancor peggio, se possibile, il 2025. Ora partono le proteste nello stabilimento italiano.
Un vero e proprio disastro, così si potrebbe definire il 2024 vissuto dal gruppo Stellantis, che ha visto crollare del 70% i propri profitti a causa di una discesa delle vendite che ha pochi precedenti nel settore automobilistico. La situazione di crisi ha spinto l’ormai ex CEO Carlos Tavares a rassegnare le proprie dimissioni, arrivate ormai tre mesi fa. Negli ultimi giorni, la situazione è nuovamente peggiorata per quanto riguarda le proteste in arrivo dai lavoratori, in un sito di produzione in Italia. Andiamo a scoprire cosa è accaduto.
Uno degli stabilimenti di Stellantis più importanti nel nostro paese è quello di Pomigliano D’Arco, in provincia di Napoli, che in passato era noto come l’Alfasud di Pomigliano. Oggi viene gestito dal colosso di John Elkann, e qui viene prodotto la FIAT Panda, ovvero l’auto più venduta in Italia. Nelle ultime ore, sono nate nuove polemiche scaturite dai lavoratori, che vogliono giustamente far valere i propri diritti. Tutto è nato dal fatto che il premio di produzione è stato di appena 600 euro lordi, una vera e propria miseria, per dei dipendenti che affrontano turni di lavoro massacranti nella fabbrica.
Stellantis, sempre più tesa la situazione di Pomigliano D’Arco
Molti operai hanno optato per lo sciopero, proprio a causa di questo compenso economico che non ha soddisfatto le loro richieste. Stellantis, dunque, deve affrontare una nuova ondata di polemiche, in un momento assolutamente complesso visto il crollo delle vendite sopracitato. La holding multinazionale olandese, nel 2024, ha perso il 70% dei profitti, e la situazione economica è in costante peggioramento. Tuttavia, i dividendi agli azionisti non sono di certo mancati, ed ai comuni lavoratori viene riservato un compenso da fame, che su base mensile, al netto, equivale a circa 30 euro.

Ricordiamo che i dipendenti di Pomigliano D’Arco vivono una fase tutt’altro che tranquilla, visto che hanno passato gran parte degli ultimi mesi in regime di cassa integrazione, con compensi sempre più bassi, soprattutto rispetto a coloro che lavorano negli stabilimenti europei. La FIOM ha indetto così due ore di sciopero per protestare contro questo premio di produzione così ridotto, ed anche il segretario generale Michele De Palma si è fatto sentire, lamentandosi delle condizioni dei lavoratori. La situazione è in costante peggioramento, ed i lavoratori non hanno intenzione di mollare la presa.