Un mito automobilistico è stato mandato in pensione per volere di una sola persona, contro il parere di tutti. Una scelta che ora, dopo le dimissioni del CEO, fa discutere.
Il mondo dell’auto è fatto di passioni e tradizioni. Di motori che hanno scritto la storia e di scelte che possono cambiare il destino di un’azienda. Per questo fa male scoprire che la fine del mitico Hemi V8 non è stata una decisione condivisa, ma il capriccio di un uomo solo al comando. Come quando in una squadra vincente arriva un allenatore che vuole cambiare tutto a tutti i costi, anche quello che funziona alla perfezione.
Carlos Tavares se n’è andato, lasciando Stellantis in un momento delicato. E ora, come succede sempre quando cade un regno, iniziano a emergere le verità nascoste. “Tutti volevano mantenere l’Hemi”, sussurrano le voci interne all’azienda. Ma lui no. Lui aveva altre idee, altri piani. Come un generale che non ascolta i suoi soldati, ha imposto la sua visione europea a un’azienda che ha nel DNA il rombo americano dei V8.
La svolta che nessuno voleva
La storia è quella di un manager portoghese arrivato con l’idea di trasformare un colosso americano in qualcosa di diverso. Tavares vedeva Stellantis come un’azienda europea, non come l’erede di Chrysler e Dodge. Ha spinto sull’elettrificazione come se Detroit fosse Parigi, ignorando che dall’altra parte dell’oceano le cose funzionano in modo diverso.
Ma ora qualcosa sta cambiando. Tim Kuniskis, il papà delle potentissime Hellcat, è tornato alla guida di Ram dopo pochi mesi di pensione. È come se un vecchio campione tornasse in campo quando la squadra ne ha più bisogno. Lui sa cosa significa il rombo di un V8 per gli americani. Non è solo un motore, è cultura, è storia.
I segnali ci sono tutti. Il V8 Hemi continua a essere prodotto come motore a sé, il Durango Hellcat ruggisce ancora, i pickup full-size non hanno rinunciato agli otto cilindri. È come se l’anima americana di Stellantis si fosse solo nascosta, aspettando tempi migliori.
Nella prima metà del 2025 arriverà un nuovo CEO. Dovrà decidere se continuare sulla strada dell’elettrificazione a tutti i costi o trovare un equilibrio tra presente e futuro. Nel frattempo, gli appassionati sperano. Magari vedremo una nuova Charger con un V8 sotto il cofano, dopo le versioni elettrica e sei cilindri. Sarebbe un segnale forte, la dimostrazione che si può guardare al futuro senza rinnegare il passato.
La vicenda del V8 Hemi racconta molto più di una semplice scelta tecnica. Parla di due visioni diverse dell’automobile, di culture che si scontrano, di tradizioni che resistono. E forse, ora che Tavares non c’è più, quelle tradizioni potranno tornare a vivere. Perché alla fine, come sussurrano nei corridoi di Stellantis, “tutti volevano tenere l’Hemi”. Tutti tranne uno.