Oggi faremo un salto indietro nel tempo per raccontarvi la storia di un’Alfa Romeo molto particolare, che era stata pensata per un mercato specifico. Andiamo a scoprire quale fu la sua sfortuna più grande.
Nel lontano 1974, venne al mondo l’Alfa Romeo 2300 Rio, prodotta dalla Fabrica Nacional de Motores, su licenza della casa del Biscione. La sua produzione durò sino al 1986, ma la fortuna di questo veicolo fu breve, a causa di alcune decisioni del Governo brasiliano sull’utilizzo dei vari carburanti in patria. Fu il primo modello frutto di questa collaborazione tra il Biscione e FNM a portare il logo della casa di Arese.
Fu anche l’ultimo modello nato da questa partnership, e fu assemblato inizialmente a Xerem, nei pressi di Rio de Janeiro, per poi essere trasferita a Betim, dopo l’acquisizione di FNM da parte del gruppo FIAT. Il motore dell’Alfa Romeo 2300 Rio era un quattro cilindri bilatero da 123 cavalli e 2.310 cc di cilindrata. Andiamo a scoprire il motivo per cui quest’auto ebbe una fortuna limitata.
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Alfa Romeo, la Rio 2300 che fu bloccata dall’etanolo
Come detto, l’Alfa Romeo 2300 Rio venne lanciata nel 1974 e la classe media brasiliana fu molto soddisfatta di questo modello, una berlina elegante, con buone prestazioni e dal design raffinato. Va detto però che le cose non andarono come sperato, ed in pochi anni il suo mito si spense. Il Governo brasiliano decise di rendere l’etanolo ottenuto dalla canna da zucchero il carburante ufficiale, grazi dal Proàlcool, un programma nazionale che voleva sostituire la benzina, a causa della grave crisi petrolifera degli anni Settanta.
Il motore della Rio, dunque, incontrò un grave problema, che la costrinse, di fatto, ad uscire di scena. Il propulsore era infatti pensato solamente per la benzina e non per l’E100, ovvero l’etanolo puro, al contrario di veicoli di dimensioni più piccole come la FIAT 147, sostanzialmente prodotta dallo stesso gruppo. L’Alfa Romeo Rio 2300, dal canto suo, con l’etanolo faceva fatica ad avviarsi e le prestazioni erano scarse, con un consumo di carburante molto elevato. Fu un gran peccato, dato che la vettura aveva delle ottime performance di base, con una velocità massima di 175 km/h ed uno scatto tra 0 e 100 km/h che si completava in soli 11 secondi. Numeri non da poco considerando che è un’auto di mezzo secolo fa.