Gli ingegneri di tutto il mondo sono alla ricerca di una valida soluzione tecnica che possa pensionare i motori termici delle auto.
Tema dibattuto è il cambiamento climatico. Estati sempre più torride e un oggettivo riscaldamento globale hanno fatto nascere nei Paesi sviluppati la domanda come limitare l’inquinamento? Le risposte sono arrivate dalla ricerca ed oggi sono canalizzate in Europa da normative stringenti in merito, anche, alla circolazione di auto a combustione interna inquinanti.
Ad oggi la strada, da qui ai prossimi anni, sembrerebbe già segnata dall’elettrificazione delle auto, ma non è l’unica risposta. Il nostro Governo, e non solo, si appellano ad un principio di neutralità. La Commissione europea è stata chiara, con un diktat che rimbomba come una tempesta sulle case costruttrici, stop alle auto termiche entro il 2035. La transizione, in Italia, è appena cominciata ma già si cercano altre soluzioni o meglio alternative all’auto a pile.
Lo studio rivoluzionario
Un gruppo di scienziati della RMIT University in Australia ha concentrato le ricerche sull’idrogeno e più precisamente sulla possibilità di utilizzare l’acqua sporca per generare idrogeno, ma anche sfruttare gli agenti inquinanti in essa contenuti per rendere il processo più efficiente e potente. Una rivoluzione che cambia i vecchi paradigmi, dove la produzione di idrogeno verde, considerato un vettore energetico fondamentale per il futuro, richiede tradizionalmente enormi quantità di acqua purificata, circa nove litri per ogni chilogrammo di gas prodotto.

Ora immaginate le implicazioni globali, considerando che ogni anno vengono prodotti 380 miliardi di metri cubi di acque reflue municipali, l’80% delle quali viene scaricato senza un adeguato trattamento. Tutta energia che potrebbe arrivare dalle acque sporche. L’esperimento da laboratorio vede due elettrodi immersi in acque reflue parzialmente trattate. Questi elettrodi hanno una superficie in carbonio assorbente, ottenuta da scarti agricoli, che attira a sé i metalli disciolti nell’acqua come platino, cromo e nichel.
Quando una corrente elettrica, potenzialmente proveniente da fonti rinnovabili come il solare, attraversa il sistema, innesca la scissione delle molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno. I metalli intrappolati sulla superficie degli elettrodi agiscono come un “catalizzatore”. Questa scoperta se industrializzata darebbe una forte accelerazione al complesso processo di transizione ecologica anche in quei Paesi sottosviluppati.