Non c’è pace per l’industria italiana dei motori. Un brand in particolare sta vivendo una fase di crisi preoccupante.
La crisi economica delle aziende non riguarda solo la filiera dell’Automotive. Sono tantissimi i marchi di motori che sono andati incontro a una flessione a causa di una scarsa domanda. Non tutti i brand di moto europei stanno volando in termini di fatturato. Siamo soliti approfondire la crisi nera della KTM, tuttavia stavolta è un colosso nostrano ad essere in affanno. Un tempo il mondo dell’enduro era molto più sviluppato rispetto ad oggi.
C’era la tendenza ad acquistare anche moto con ruote tassellate in città. I giovani centauri le amavano, rappresentando una valida alternativa agli scooter 50 e 125 cc. Oggi basta fare un giro fuori ai parcheggi delle scuole del liceo per capire che sempre meno ragazzi possono consentirsi o chiedono ai genitori una moto di questo genere. Eppure sono passioni che non dovrebbero passare con il tempo. Il brand Fantic ha lanciato modelli iconici enduro. L’azienda Fantic Motor cominciò ad esportare nel Regno Unito, nel 1972, nell’ambito di un’ondata di produttori che sfruttarono le “sixteener laws”, una legislazione che proibiva ai motociclisti sedicenni di guidare motociclette fino a 250 cc, come erano soliti fare.
I brand europei e giapponesi esportarono anche in Inghilterra i loro motori sportivi e leggeri di cilindrata persino inferiore a 50 cc, che erano stati comuni in Europa. Fantic produsse un “sensazionale ciclomotore chopper” e un TI “Tourismo Internazionale”, entrambi di grande successo in breve tempo, avendo un boom di vendite.
I problemi attuali della Fantic Motors
Negli anni ’80, la Fantic celebrò svariati trofei nei campionati mondiali di prove, aggiudicandosi tre titoli e sette vittorie alla prestigiosa Scottish Six Days Trial. Nell’ottobre 2020, Fantic ha acquistato Minarelli dalla Yamaha. La crescita è finita. Lo stabilimento di Calderara da 200 operai potrebbe chiudere. I fatturati degli ultimi anni sono in picchiata.
“La preoccupazione c’è. Già nel 2017 ci fu una procedura di licenziamento collettivo – ha affermato Massimo Mazzeo, segretario Fim-Cisl Bologna – per 70 dipendenti. È una ferita ancora aperta“. Tuttavia, a fari spenti, “l’azienda sembrava essersi rivitalizzata“, ha aggiunto Mazzeo. Quest’ultimo ha spiegato che “gli investimenti sull’elettrico, durante il Covid, non hanno prodotto l’esito sperato e si sono rivelati un flop“. I debiti si sono rapidamente sommati ma “il gruppo Fantic con noi è sempre stato trasparente“.