L’industria dell’automotive continua a mietere vittime. L’ultima tragica scoperta è stata fatta da centinaia di lavoratori che rischiano di trovarsi in difficoltà.
Negli ultimi anni l’industria dell’automotive si è evoluta verso una direzione che ha favorito più i costruttori stranieri che italiani. Il mercato asiatico è cresciuto a una velocità impareggiabile per i produttori europei. Persino gli Stati Uniti sono andati in difficoltà rispetto ai colossi cinesi.
Protagonista di questa storia è la Magneti Marelli. Nel 1994, attraverso la fusione per incorporazione del Gruppo Magneti Marelli nella Gilardini, l’azienda produttrice di componenti industriali sembrava solida. Poi il passaggio alla Fiat Chrysler Automobiles fino al 2019 e l’assorbimento da parte del major giapponese CK Holdings, società controllata dal fondo statunitense Kohlberg Kravis Roberts, e chiamata Marelli Holdings.
Sulla stampa giapponese Marelli Holdings, in difficoltà economica, è finita nell’orbita della proprietà del fondo statunitense Kkr, che sta creando un piano di risoluzione extragiudiziale con Motherson per acquisire le azioni Marelli da Kkr. Le sorti sono legate all’instabilità di Nissan e di Stellantis, che negli ultimi due anni non godono come aziende di buona salute.
Motherson, un gruppo industriale indiano leader nella produzione di componenti automobilistici, potrebbe inserirsi nell’acquisto dell’azienda. Nota come Samvardhana Motherson International Ltd la realtà industriale ha sede a Noida, Uttar Pradesh, in India. Il fondo statunitense Kkr ha oltre 4 milioni di euro di debito. Non sembrano esserci altre strade per uscire dalla crisi e i sindacati hanno fatto un appello al Governo. Marelli ha fatto la storia del nostro Paese.
Marelli: a rischio 1600 lavoratori
Il Ministero delle imprese e del Made in Italy ha stabilito un incontro fra organizzazioni sindacali e vertici aziendali, al quale ha preso parte anche la Regione Piemonte, come ha comunicato, su mandato della vicepresidente Elena Chiorino avente la delega al lavoro, l’assessore Gian Luca Vignale, che ha annunciato: “Per ora si tratta di una ristrutturazione finanziaria del debito, senza aspetti legati all’occupazione“.
I sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr, in una nota unitaria, hanno chiesto al Governo “di rendersi da subito parte attiva e garante rispetto al mantenimento del più grande gruppo di componentistica in Italia“. Il ministro del Mimit, Alfredo Urso, all’incontro, come riportato sulle colonne di TorinoToday, ha spiegato: “Siamo ben consapevoli del valore strategico dell’azienda. Se sarà necessario usaremo la golden power, strumento che ci consentirebbe di tutelare l’operatività e la strategicità dell’azienda nel comparto dell’automotive nazionale“.