Un tempo le auto giapponesi era sinonimo di affidabilità e innovazioni, ma oggi il car market del Paese del Dragone Rosso ha spedito il Giappone in una crisi d’identità.
La crisi nel mondo dell’automotive ormai ha una portata globale, un effetto pandemico che non risparmia nessuno, neppure le case costruttrici giapponesi, che si trovano come Nissan ad annaspare in cerca di una soluzione. Il futuro è incerto anche alle nostre latitudini, per il Gruppo Stellantis, e pure in Germania non se la passano meglio, gli unici ad avere gli anticorpi sembrerebbero le case costruttrici cinesi che si difendono con strategie di mercato che fanno impallidire anche i big della scena mondiale come Toyota.
Non ci sono precedenti storici nel mondo dell’auto, e le identità consacrate nel tempo con modelli che hanno scritto la storia sono messi a dura prova dalla transizione ecologica, che ha portato case automobilistiche neonate alla stregua di marchi storici giapponesi superandoli per offerte ed innovazione tecnologica. Sembra quasi che l’Oriente sia partito nella conversione ecologica già con gli anticorpi e vaccini pronti all’uso, a dimostrazione del fatto che chi parte per primo vince due volte.
Automotive, la crisi del Paese del Sol Levante
Entrare nelle cause o nella disamina delle problematiche del settore non è cosa semplice dall’Italia, perchè i fattori in gioco ora superano qualsiasi logica e non sono più guidati dal principio della domanda come un tempo. Anche la passione, il desiderio ha ceduto il passo a normative stringenti in mondo dove la spinta green è difesa ideologica e identitaria di un sistema di cose, che vede al primo posto il risparmio energetico e la simpatia per le energie rinnovabili. Naturalmente le case giapponesi si difendono come possono, ma le tracce del passato, di modelli unici, identitarie, si perdono nel cammino verso il futuro, dove il costo del lavoro è sempre più alto rispetto che in Cina.

Questo ha un riflesso sulle economie locali, che hanno fondato il presente e anche il futuro su piccole industrie che hanno permesso fino ad oggi una rivoluzione industriale anche in quelle aree geografiche dove l’agricoltura era al primo posto. Infine, è cambiato l’amore per l’auto, anche in America oltre che da noi in Italia, la comodità e lo spazio a bordo sono i primi fattori per un acquisto. Pertanto si può affermare senza tema di smentita, che si è persa l’identità dell’automobilista che non cerca ma trova stile che si adatta a normative, tempi, ed economie politiche, fatte da leggi e interessi planetari che in seno portano anche guerre di mercato.