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FIAT morta e sepolta, Marchionne e il suo lavoro dimenticato: arriva la pesante accusa ad Elkann, sentite che ha fatto

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Davide Russo

Pur essendo italo-canadese, alla luce di quanto dichiarato dai media, Sergio Marchionne sembrava tenerci più all’Italia dei vertici del Gruppo Stellantis.

L’exit di Tavares ha scatenato un vero putiferio. L’ex amministratore delegato di Stellantis ha scelto di lasciare il suo incarico dopo aver compreso che la situazione del colosso italo-francese si è fatta critica e continuerà ad esserlo negli anni avvenire. Le scelte sbagliate compiute negli ultimi mesi hanno spinto la produzione fuori dai confini, creando uno scontro anche con il Governo Meloni.

Che critica a John Elkann (Ansa) Derapate.it

Aver puntato sulle EV non è stata una grande idea. La giornalista del Corriere della Sera, Bianca Carretto, ospite della trasmissione PiazzaPulita in onda su La7, ha spiegato un concetto importante sul colosso italo-francese. “Marchionne non avrebbe mai chiuso, questo lo posso gridare a tutto il mondo, non avrebbe mai chiuso uno stabilimento, non avrebbe mai licenziato degli operai, non avrebbe mai lasciato Torino, l’Italia era la sede principale della Fiat, io la chiamo sempre Fiat”, ha tuonato la reporter.

Che critica a John Elkann

Bianca Carretto ha spiegato: “Quando lui (Sergio Marchionne, ndr) è morto, io ho iniziato a insospettirmi, perchè al suo posto l’erede naturale era Alfredo Altavilla, che era stato il braccio destro e sinistro di Marchionne per più di dieci anni, invece John Elkann ha scelto un’altra persona, a quel punto ho capito che la Fiat moriva, che la Fiat era morta, era finita, perchè Altavilla avrebbe portato avanti i progetti di Marchionne, ossia, non la chiusura di uno stabilimento, non i licenziamenti, ma avrebbe dato risalto all’auto, all’industria italiana dell’auto, che oggi di fatto non esiste più, è inutile girarci attorno”.

Gli obiettivi di Sergio Marchionne (Ansa) Derapate.it

La giornalista ha ribadito dei concetti molto importanti che sono oggi passati in secondo piano. “Marchionne non avrebbe mai venduto la Fiat, il suo testamento vero io l’ho avuto l’ultimo giorno in cui è comparso il pubblico”, riferendosi ad un evento a Roma, per la donazione di una Jeep ai carabinieri. A quel punto il nativo di Chieti volò il Svizzera per trovare una soluzione al male che lo stava uccidendo.

Quando si riprese fece una confessione alla giornalista. “Mi ha detto che lui avrebbe dovuto resistere fino a marzo del 2019. Inutile che ci giriamo attorno con le parole, quando Elkann gli aveva detto che il suo mandato finiva a marzo, era come se l’avesse licenziato e lui per quella data aveva qualche cosa in mente che voleva fare, probabilmente sedersi al tavolo con Elkann e chiedere la Ferrari, l’Alfa Romeo, la Fiat, non aveva bisogno di soldi ma aveva capito benissimo che la fine della Fiat era arrivata in mano ad Elkann”, ha sancito la giornalista Bianca Carretto.

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