La somma da versare per l’assicurazione auto è improvvisamente più alta? Quanto capitato ad un cittadino ci deve far riflettere.
Ogni anno, si sa, ci si trova di fronte ad una spesa che, in teoria, dovrebbe essere obbligatoria: il rinnovo della RC Auto. Questo, ovviamente, se si dispone di un mezzo proprio. Ultimamente in Italia le cifre da versare ogni dodici mesi hanno subito un rialzo e in tanti stanno facendo i furbi evitando di pagare.
La storia di cui vi parleremo, però, non riguarda il nostro Paese, bensì gli Stati Uniti, dove un ignaro cliente si è visto recapitare un conto piuttosto salato dalla propria compagnia assicuratrice senza sapere bene il perché. L’anno d’interesse è il 2022. In quel frangente, l’uomo ha notato un incremento dell’importo per regolarizzare la propria vettura pari al 21%. Sorpreso e decisamente poco contento ha contattato l’agenzia e come risposta si è sentito dire questo.
Le sue abitudini di guida sarebbero state monitorate dal portale LexisNexis e i dati inviati all’assicurazione che, in questa maniera, ha fatto salire la cifra dovuta. Il tutto senza che il malcapitato sapesse nulla o avesse firmato un’informativa che lo rendesse consapevole di quanto sarebbe successo.
Questa pratica è tra l’altro agevolata dai servizi offerti via app da alcuni costruttori come KIA, Honda, Hyundai e GM, che valutano la condotta al volante dei loro clienti che, ignari, non si accorgono del rimbalzo di tali informazione, in teoria private.
Il consiglio è dunque quello di prestare attenzione alle proposte. La connettività, quella che tanto amiamo, ha un prezzo chiamato violazione della privacy. Tutto ciò è inoltre amplificato da policy aziendali in gergo tecnico incomprensibili per i non esperti. Di conseguenza, nella totale inconsapevolezza si rischia di accettare quello che non si vorrebbe.
Dal canto loro i costruttori non hanno mai negato l’utilizzo dei feedback provenienti dall’abitacolo, difendendosi però dalle accuse di passarli a terzi, sostenendo come unico scopo quello di implementare la sicurezza delle automobili. Ma è davvero così? Le indiscrezioni provenienti da un dipendente di GM, riportate dal sito futuroprossimo.it ci dicono che, sfruttando il programma Smart Driver, il produttore britannico ora proprietà cinese, incassa qualche milione di dollari extra.
Negli States la pratica di soffiare informazioni sensibili provenienti dalle autovetture è già materiale per i legislatori. In particolare nello Stato della California se se sta occupando direttamente il garante. Il senatore Edward Markey si è spinto a bollare questo comportamento come una pura “collusione tra le Case e le assicurazioni per aumentare, all’insaputa dei proprietari dei veicoli, le tariffe della responsabilità civile, dando così vita ad un approccio commerciale sleale e ingannevole, a danno dei consumatori“.
Anche Omri Ben-Shahar dell’Università di Chicago si è trovato a dover analizzare e studiare questo sistema figlio dell’epoca moderna e interconnessa ed è giunto alla conclusione che siamo davanti ad un metodo “potenzialmente dannoso, nonché preoccupante, essendo furtivo“. Effettivamente spiare i conducenti non porta ad alcun miglioramento della sicurezza, ma come abbiamo visto finora solo ad un rialzo dei costi.
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