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Rivoluzione dal Giappone: emissioni zero anche senza auto elettriche, il settore è sconvolto

Published by
Beatrice

Il Giappone rivoluziona il concetto di sostenibilità. Auto a zero emissioni, ma senza modelli elettrici. Cosa sta succedendo. 

La sostenibilità ambientale è ormai diventato un requisito indispensabile, anche per l’industria dei motori. Per decenni le automobili sono state uno dei principali fattori di inquinamento a livello globale, ma ormai da tempo si è fortunatamente cercato di correggere il tiro spostandosi verso la produzione di modelli a basse emissioni.

Zero emissioni ma niente elettrico, la scelta del Giappone (Derapate)

In gran parte del mondo la ricerca della sostenibilità si è tradotta in forti investimenti nel settore delle automobili elettriche. Oggi queste vetture a zero emissioni spopolano praticamente ovunque, e nel futuro sono destinate ad avere un ruolo sempre più importante, soprattutto visto le diverse normative promosse dai governi che spingono verso un progressivo abbandono delle automobili a motori tradizionali.

Sostenibilità è diventato sinonimo di elettrico, dicevamo. Per tutti, tranne che per il Giappone: il colosso asiatico ha infatti scelto un modo tutto suo di spingersi verso il mondo delle zero emissioni.

Elettrico, il Giappone controcorrente?

Quando si parla di motori, il Giappone è da sempre sinonimo di innovazione. Il paese del Sol Levante è stato in grado di farsi largo nel mercato internazionale grazie alle incredibili tecnologie e alla capacità di guardare sempre al futuro dei propri marchi. Da Toyota a Mazda, e poi Nissan, Mitsubishi, Subaru, Honda, Suzuki: ognuna con le proprie caratteristiche, tutte all’insegna del progresso.

Eppure, l’elettrico fatica a prendere piede nel paese nipponico, sia a livello di strategia aziendale che dal punto di vista delle vendite e della scelta dei cittadini. Cina, Stati Uniti e addirittura l’Europa, dove pure l’elettrico fatica a prendere piede, sarebbero avanti nella corsa alle zero emissioni ad una prima analisi. Ma è davvero possibile che il paese della tecnologia e dell’innovazione si sia fatto fregare da sotto il naso il futuro dell’industria?

In Giappone hanno preso piede i modelli ibridi – Toyota (Derapate)

Il paese del Sol Levante è stato tra i primi a investire nel settore della sostenibilità, e a porre la questione ambientale al centro di ogni proprio progetto produttivo. Sono stati tra i primi, per esempio, a portare la tecnologia ibrida sul mercato, e a rendere “mainstream” e accessibile a tutti l’elettrico. Le ricerche si sono mosse (e continuano a muoversi) in ogni campo, sino ad arrivare ai carburanti alternativi come l’idrogeno e gli e-fuel.

Ma allora perché l’elettrico fatica a diffondersi? La risposta è la filosofia seguita dall’industria Giapponese, in controtendenza con quella degli altri paesi. Il quotidiano britannico Autocar ha spiegato il diverso modo di intendere l’obbiettivo delle zero emissioni per i giapponesi in quel di Tokyo. Semplicemente, rispettare i requisiti ambientali e il target prefissato dal punto di vista delle emissioni è più che sufficiente, senza che necessariamente si debba arrivare al full electric. 

I modelli ibridi e le caratteristiche “Kei Car”, mini vetture diffusissime nel paese, sono più che sufficienti per raggiungere l’obbiettivo, risparmiando parecchio dal punto di vista economico (visto che la gran parte dell’energia nel territorio giapponese viene importata) e allo stesso tempo rispettando l’ambiente. Nel frattempo, ricerche e soluzioni continuano a muoversi in più direzioni. Perché, quindi, focalizzarsi necessariamente solo sull’elettrico solo perché avviene nel resto del mondo?

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