E-bike senza batteria: arriva la rivoluzione incredibile, non puoi più farne a meno

Mentre sul mercato impazzano le biciclette elettriche, si affaccia un’interessante alternativa di produzione europea.

Auto, moto, bici e monopattini. Sono loro gli attuali protagonisti delle nostre strade assieme ai pedoni. La particolarità è rappresentata dal fatto che spesso sono a zero emissioni nel pieno rispetto delle esigenze della società contemporanea sempre più attenta al tema dell’ambiente, dell’inquinamento e del riscaldamento globale.

eBike Pi-pop, come funziona
Dalla Francia la eBike Pi-pop senza batteria (Pi-pop Official) Derapate.it

Sebbene questa strada sembri essere quella del futuro, sono in molti a storcere il naso. La ragione è da ritrovarsi nello smaltimento delle batterie che, quando saranno molte di più diventeranno un chiaro problema da affrontare. Ecco perché qualcuno ha avanzato l’idea di adottare l’idrogeno, o dare maggior rilevanza alle benzine bio o sintetiche, almeno per quanto concerne il veicoli.

Da questo punto di vista, poco è stato proposto invece per la micromobilità, ossia quella che nel post pandemia ha avuto un impulso maggiore, fino a quando un’azienda francese non ha avuto un’idea che se dovesse prendere piede potrebbe davvero rivoluzionare questo campo.

Bici elettriche addio, ecco l’ultima novità

L’invenzione porta il nome di Pi-pop, ed è esattamente una e-bike priva di batteria. La domanda a questo punto è come possa un mezzo al 100% verde funzionare senza tale elemento. Ebbene, la risposta sta in un super condensatore in grado di immagazzinare l’energia mentre si pedala e di rilasciare quando opportuno.

Cerchiamo di entrare più nel dettaglio. L’omonima azienda che opera nella Loira, proprio per trovare una soluzione alla questione smaltimento, ha progettato una biciletta capace di rigenerarsi mentre è in uso, senza aver dunque bisogno di essere attaccata ad un caricatore quando ferma.

In questa maniera viene meno anche un’altra problematica, quella relativa all’approvvigionamento delle materie prime. Un argomento quanto mai di attualità, specialmente dopo la fine del confinamento per il Coronavirus che ha reso introvabili i microchip provenienti dall’Asia, ciò significa che se si ci si reca in un concessionario per comprare una macchina, si otterrà come risposta che bisogna ordinarla e che ci sarà da aspettare almeno un anno.

Dunque per cercare anche di ovviare questo problema che era chiaro già prima del Covid che sarebbe scoppiato, in Francia hanno avviato degli studi che hanno portato alla creazione di super condensatori in grado di effettuare una ricarica ultrarapida.

In soldoni, se una normale bici elettrica viene ripristinata al massimo livello da una rete elettrica, il sistema adottato dai transalpini si affida all’azione della pedalata. L’energia accumulata in discesa o in piano, permette di prendere i tratti più duri con l’ausilio dell’elettrico.

Ovviamente come per tutto, anche qui ci sono dei contro. A dispetto di una certa rapidità di immagazzinamento dell’energia, il quantitativo è esiguo, ne consegue che l’autonomia è ridotta e l’assistenza è quindi possibile solamente per brevi sezioni.

Lo sfruttamento di un super condensatore porta però dei benefici, ad esempio non necessita l’estrazione di litio e altri metalli preziosi. Inoltre la durata è di molto superiore a quella di una comune batteria. Se quest’ultima dopo tre o cinque anni deve essere cambiata, quella francese può restare dov’è per un decennio o anche quindici anni. Dal peso di 20 kg, una bici dotata di questo nuovo strumento ha un costo di 2450 euro.

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