ChatGPT, inimmaginabile: come ha fatto sparire una multa, geniale

Il chatbot che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo ne ha fatta un’altra delle sue, aiutando una studentessa ad avere la revoca della multa.

Ma come ha fatto? Scopriamo cosa è successo e come l’intelligenza artificiale può rendersi utile in circostanze come queste.

robot e multa
Derapate.it

Come noto il Garante italiano per la Privacy lo scorso 30 marzo ha “stoppato” ChatGPT per preservare la riservatezza dei dati degli utenti del chatbot più famoso del mondo.

In attesa che la situazione si sblocchi o comunque si risolva in qualche maniera, appare chiaro che il mondo dell’intelligenza artificiale, come ogni innovazione tecnologica, ha i suoi pro e i suoi contro. Accanto ai vantaggi convivono gli svantaggi. Rischi e pericoli, nel caso di un’AI fuori controllo, sono più che concreti.

ChatGPT: come ha fatto revocare una multa

Tuttavia va anche detto che nelle mani giuste l’intelligenza artificiale può rivelarsi davvero molto utile. Come è capitato di recente a una studentessa, che grazie a ChatGPT è riuscita a farsi togliere una multa. La studentessa in questione si chiama Millie Houlton, ha 22 anni e frequenta la York St John University nel Regno Unito.

Bene, Millie si è ritrovata a dover pagare una multa di 60 sterline (circa 68 euro) per aver posteggiato l’auto in un posto privato. La giovane ha raccontato a Business Insider come sono andate le cose, a partire dalla necessità di parcheggiare la sua Citroën lontano dal solito posto a causa di alcuni lavori stradali vicino a casa sua. Per parcheggiare dove è solita mettere la sua auto la studentessa ha un regolare permesso. Ma il 20 marzo, impossibilitata a posteggiare come sempre per via dei lavori, ha parcheggiato altrove seguendo le indicazioni di un vigile urbano. Peccato che si sia presa una multa per divieto di sosta.

Sentendosi nel giusto, Millie ha pensato a come far valere le sue ragioni. È a quel punto, racconta, che le è venuto in mente di usare ChatGPT, al quale aveva già fatto ricorso per alcuni riassunti delle sue letture universitarie. Per risparmiare tempo ha usato il chatbot per scrivere una lettera al consiglio comunale di York e spiegare la sua situazione.

ChatGPT, cosa gli ha chiesto di fare la studentessa multata

«Per favore aiutami a scrivere una lettera al consiglio perché mi hanno dato una multa per il parcheggio», dice di aver scritto Millie alla BBC. La studentessa ha spiegato che articolare il suo pensiero in quel frangente le risultava parecchio difficile. Come far capire nella maniera corretta il proprio punto di vista?

Da qui l’idea di capire se ChatGPT potesse mettere i pensieri in parole al posto suo. Perciò ha inserito tutti i dettagli di quanto era successo e la ragione per cui sosteneva che avessero sbagliato a darle la multa. Dopodiché, spiega la 22enne, «l’intelligenza artificiale mi ha restituito una risposta personalizzata». ChatGPT aveva scritto che la ragazza era una studentessa che aveva pagato il suo permesso per due anni e che non aveva parcheggiato deliberatamente nel posto in cui non avrebbe dovuto posizionare l’auto.

Come è andata a finire la vicenda della multa

Come è finita la storia? In questo caso molto bene. Due giorni dopo, il consiglio comunale le ha risposto con una lettera. Dicendole che non l’avrebbe più multata. Una bella vittoria dunque per la studentessa, che si è vista revocare la multa. Millie ha tenuto a precisare che considera ChatGPT uno strumento che l’ha aiutata a esprimere più correttamente il suo pensiero.

Chiaramente il chatbot non ha fatto nulla di miracoloso, non si è trasformato in un infallibile avvocato digitale capace di ribaltare dal nulla una situazione disperata. Millie Houlton, come detto, era dalla parte della ragione. La contravvenzione era effettivamente infondata. Perciò l’intelligenza artificiale si è limitata, per così dire, a mettere su carta una lettera burocratica per spiegare la situazione.

ChatGPT: il futuro (prossimo) che ci attende

È ancora presto insomma per avere un ChatGPT in versione Kevin Lomax, il brillante legale che non perde mai un caso interpretato da Keanu Reeves ne L’avvocato del diavolo. Per ora appunto. Nel frattempo software come questi mettono a rischio però un bel po’ di posti di lavoro. Goldman Sachs ha stimato l’iperbolica cifra di 300 milioni di posti di lavoro a rischio. A sentire meno l’impatto del progresso impetuoso dell’intelligenza artificiale, secondo il rapporto della banca d’investimento più famosa d’America (e dunque del mondo), dovrebbero essere i lavori manuali.

Di recente OpenAI, la società madre di ChatGPT, ha lanciato anche una versione avanzata del suo chatbot che sta spopolando ovunque nel mondo: GPT-4. Attualmente il nuovo modello viene distribuito nel motore di ricerca Microsoft Bing. Anche Google si sta muovendo su questo fronte, promettendo di aggiornare Google Bard per non perdere colpi rispetto alla concorrenza.

Ma più l’intelligenza artificiale progredisce e aumenta la sua potenza, più i governi intervengono per regolamentarla. Anche il patron di Tesla e SpaceX Elon Musk, insieme a una serie di esperti del settore tech, ha scritto un appello per chiedere una «pausa» negli esperimenti di intelligenza artificiale. Nella loro lettera i firmatari dell’appello hanno detto che la corsa all’IA sarebbe ormai «fuori controllo» e che i laboratori di intelligenza artificiale dovrebbero mettere a punto dei protocolli di sicurezza.

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