Il primo campione della F1: ecco come e quando morì Nino Farina

Nino Farina è un pezzo di storia della F1, famoso per essere stato il primo campione di sempre. Ecco i motivi della sua morte.

La storia della F1 è piena di imprese storiche, di eventi splendidi per gli appassionati, ma anche di lutti e momenti di sofferenza. Questo sport è nato nel secondo dopoguerra, ed uno dei personaggi sacri è sicuramente Nino Farina. Al giorno d’oggi, purtroppo, non ci sono italiani in griglia, un qualcosa di clamoroso considerando che fino ai primi anni Novanta i nostri driver rappresentavano la maggior parte degli iscritti.

Nino Farina (ANSA)
Nino Farina ecco la causa della sua scomparsa (ANSA)

Nel 2011, gli unici rimasti erano Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi, che tuttavia non trovarono sedili per la stagione successiva. Questo ha portato al fatto che dal 2012 al 2016 nessun nostro portacolori sia stato presente nei week-end di gara, fino alla parentesi dei GP d’Australia e di Cina del 2017 in cui prese il via Antonio Giovinazzi.

Il pugliese non ebbe troppo spazio, ma poi trovò un volante con l’Alfa Romeo Racing per tre stagioni, dal 2019 al 2021, al fianco di Kimi Raikkonen, prima di essere licenziato in tronco. Le nostre speranze sono ora riposte nel giovane talento di Andrea Kimi Antonelli, che si è appena imposto in Formula 4 e che Toto Wolff ha voluto mettere sotto contratto nel programma di giovani piloti della Mercedes.

L’ultima vittoria di un italiano risale al Gran Premio della Malesia del 2006, che fu dominato da Giancarlo Fisichella. Il pilota romano è stato anche l’ultimo a siglare una pole position, portandola a casa nel Gran Premio del Belgio del 2009 con la Force India, chiudendo poi la gara in seconda piazza. L’ultimo podio, invece, risale al GP del Giappone di quell’anno, con Trulli che giunse secondo sulla Toyota.

Di essere campioni del mondo non se ne parla neanche, visto che gli unici a riuscirci furono il suddetto Farina nel 1950 sull’Alfa Romeo ed Alberto Ascari, due volte iridato con la Ferrari nel 1952 e nel 1953. Nino verrà per sempre ricordato per essere stato il primo campione del mondo della storia della F1, visto che quella del 1950 fu la prima stagione della massima serie automobilistica.

Farina, ecco quando e come scomparve il grande Nino

Giuseppe Emilio Farina, detto Nino, nacque a Torino il 30 ottobre del 1906, e sin da giovanissimo manifestò un’enorme passione per il mondo delle corse. Il titolo mondiale, come detto, lo portò a casa nel 1950, stagione in cui vennero disputate appena sette gare, di cui ne vinse ben tre.

Oltre che ad essere il primo campione del mondo di sempre, è stato anche il primo vincitore di una gara, visto che si impose nel primissimo Gran Premio della storia, quello di Gran Bretagna disputato a Silverstone, sulla mitica Alfa Romeo 158, per poi passare alla 159 nel corso del campionato.

In seguito, Farina dominò la scena anche in Svizzera, sul tracciato di Bremgarten, per poi concludere trionfalmente a Monza, portandosi a casa l’agognato alloro iridato. In seguito, vinse anche il Gran Premio del Belgio del 1951 a Spa-Francorchamps, al volante sempre dell’Alfa 159, su una configurazione che era ben più lunga e pericolosa rispetto a quella attuale del tracciato situato nella foresta delle Ardenne.

La sua ultima affermazione risale al 1953 ed al Gran Premio di Germania di quella stagione, l’unica vittoria al volante della Ferrari, grazie alla 500 F2. Gli ultimi anni furono avari di risultati, sino a portarlo al ritiro nel 1957, all’età di 51 anni. La sua morte avvenne il 30 giugno del 1966, quando stava per compiere sessant’anni, ma non durante una gara, cosa che era molto frequente ai tempi, viste le condizioni pericolosissime dei tracciati ed anche delle monoposto con cui si gareggiava.

L’ex campione del mondo era in viaggio verso il circuito di Reims-Gueux, dove avrebbe dovuto assistere al Gran Premio di Francia di F1, quando perse il controllo della sua Ford Cortina Lotus, andando ad impattare contro un albero che si trovava ai lati della carreggiata. Venne portato all’ospedale di Aiguebelle, ma non ci fu nulla da fare per lui.

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