MotoGP, arriva la bordata contro Honda e Yamaha: parole dure

Un grande manager della MotoGP è stato molto duro nei confronti di Honda e Yamaha, ormai scavalcate da Ducati e altri marchi.

Al via della stagione di MotoGP targata 2023 mancano soltanto due mesi e poco più, visto che la prima tappa è prevista per il 26 marzo sul tracciato di Portimao. Il Gran Premio del Portogallo è molto atteso, visto che ci sarà da capire se e quanto la concorrenza sarà riuscita a recuperare sulla Ducati.

MotoGP Honda e Yamaha (ANSA)
MotoGP Honda e Yamaha in grave ritardo (ANSA)

Pecco Bagnaia, neo-campione del mondo della MotoGP, partirà con i favori del pronostico, ben consapevole del fatto che confermarsi al top non sarà affatto facile. Molto attese anche la Yamaha e la Honda, ovvero le uniche due case giapponesi rimaste in pista dopo l’addio definitivo della Suzuki.

Al via della nuova stagione ci saranno soltanto 6 moto nipponiche contro le 16 europee, considerando le 8 della Ducati e le 4 a testa di KTM ed Aprilia. La casa di Iwata non avrà team clienti, visto che l’RNF ha deciso di legarsi ad Aprilia, mentre la Honda potrà contare sul team LCR di Lucio Cecchinello, che accoglie l’ex Suzuki Alex Rins. Per stabilire con esattezza se il dominio nipponico è ormai terminato, occorrerà attendere la stagione 2023, che assume un’importanza capitale per i due colossi del Sol Levante.

Pensare di recuperare tutto il gap sulle Desmosedici appare fin troppo ottimistico, ma tutto è possibile in un Motomondiale che ogni anno regala mille sorprese. Nel frattempo, un super esperto di questo mondo si è espresso in maniera molto dura sulle case giapponesi, puntando il dito su una mentalità ormai troppo vecchia e su un modo di lavorare che non sta più al passo con i tempi moderni.

MotoGP, Davide Brivio critica la Honda e la Yamaha

Davide Brivio è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni per ciò che è riuscito ad ottenere nel mondo della MotoGP. Le sue imprese nella top class iniziano con l’arrivo in Yamaha nel 2002, quando gli fu affidata la gestione del team ufficiale, che da troppo tempo attendeva la sua riscossa e che subiva pesanti sconfitte da parte della Honda.

Il capolavoro simbolo della sua carriera lo mise a segno nel lontano 2003, quando riuscì a strappare Valentino Rossi alla concorrenza convincendolo a correre per la casa di Iwata. Brivio riuscì ad assicurarsi le prestazioni del “Dottore”, all’epoca già campione del mondo e fenomeno indiscusso della MotoGP, dicendogli che portando al top una squadra in grande difficoltà lo avrebbe portato nell’olimpo tra le leggende più forti della storia.

Fu esattamente così che andò, visto che il pilota di Tavullia mise in fila due mondiali nel 2004 e nel 2005, tornando poi al top nel 2008 e nel 2009. Dopo l’esperienza con la Yamaha, terminata alla fine del 2010, quando Valentino Rossi si spostò in Ducati, Brivio tornò a tempo pieno nel Motomondiale soltanto nel 2013 con la Suzuki.

Il suo duro lavoro con la casa giapponese culminò nell’incredibile titolo vinto nel 2020 da Joan Mir, che pose fine al dominio indiscusso di Yamaha ed Honda, le quali si spartivano il titolo della top class dal lontano 2008, alternandosi sul tetto del mondo. Lo stesso manager monzese, in questi giorni, ha commentato la difficile situazione dei due marchi giapponesi in un’intervista concessa a “Slick Magazine“.

Ecco le sue parole: “Il problema della case giapponesi è che non hanno capito che questa categoria non ha più nulla a che vedere con quella di vent’anni fa. Finché i gran premi sono stati un affare tra loro, tra aziende giapponesi, lo sviluppo delle moto è avvenuto secondo le regole delle aziende nipponiche. Era previsto un programma lungo, con un lavoro diluito nei mesi che doveva portare alla fine del campionato senza scossoni“.

Brivio ha poi precisato: “Ecco perché gli aggiornamenti tecnici, ancora oggi, arrivano dopo troppo tempo.  Serviva un telaio? Ci sono voluti tre mesi. Serviva un motore diverso? Ne parlavamo per l’anno successivo. Le aziende europee sono più aggressive nel loro approccio alle corse, quindi hanno stabilito un nuovo modo di correre. Ed anche Yamaha e Honda dovranno adeguarsi. È l’approccio che è diverso: affrontare le gare facendo il possibile per avere moto sempre più performanti, non lasciando nulla di intentato e continuando a cercare di migliorarsi, pensando costantemente a nuove soluzioni“.

Questo è ciò che ha reso grande la Ducati, pioniera nel campo delle innovazioni e dell’aerodinamica, con diavolerie come le alette e gli abbassatori che sono stati portati in questi anni che hanno cambiato del tutto la storia della top class. Per recuperare, Honda e Yamaha dovranno rischiare portando tante novità tecniche, anche se già oggi potrebbe essere troppo tardi visto il gap che si è venuto a creare.

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