Rivoluzione nel Mercato delle Power Unit: Mercedes Riduce i Clienti, Honda Pensa al Raddoppio

Nel paddock c’è un’aria diversa: i box parlano a mezza voce, i motorhome trattengono i sorrisi, e sotto le luci dei monitor il futuro delle power unit prende forma, pezzo dopo pezzo. C’è chi alleggerisce il carico, c’è chi sogna di raddoppiare.

Il mercato delle power unit entra nella sua fase più delicata. Nel 2026 cambiano le regole. Più energia elettrica, addio MGU-H, carburanti sostenibili. La FIA ha tracciato la rotta: efficienza, costi sotto controllo, concorrenza più ampia. Saranno almeno sei i motoristi in griglia: Mercedes, Ferrari, Honda, Red Bull Ford, Audi e Alpine/Renault. È un equilibrio vicino ma ancora instabile.

Un dato, intanto, è verificabile. Dal 2021 al 2024 Mercedes ha spinto quattro team: la squadra ufficiale, McLaren, Aston Martin e Williams. Quattro su dieci significa quasi metà griglia. In parallelo, Renault ha corso spesso da sola con Alpine, mentre Ferrari ha alternato due o tre clienti e Red Bull ha gestito il proprio ecosistema con RB.

Un mosaico che cambia

Nel 2026 lo scenario si ricompone. Aston Martin passerà a Honda come team ufficiale. Audi arriverà con Sauber. Red Bull Ford alimenterà Red Bull e RB. La domanda diventa naturale: chi rifornirà chi, e con quali vincoli operativi?

Il nodo emerge a metà discussione, dove contano carichi di lavoro e priorità. Toto Wolff ha ammesso che Mercedes non vuole più servire “ben quattro team”. Non è un dettaglio di colore, ma una scelta industriale. Tenere allineati hardware, software e mappature per tanti clienti costa risorse e focus. Ogni aggiornamento richiede test, documentazione, personale trackside. Ogni guasto in un cliente si riflette reputazionalmente sul costruttore. Fonti autorevoli come Autosport e Motorsport.com hanno riportato più volte il messaggio: meglio qualità e controllo che ubiquità.

La decisione apre spazi. Mentre Mercedes riduce il perimetro, Honda si muove con cautela ma senza chiudere porte. L’impegno ufficiale con Aston Martin è confermato. Dirigenti di HRC, tra cui Koji Watanabe, hanno lasciato intendere di non escludere una seconda fornitura se le condizioni fossero corrette e se il regolamento lo richiedesse. Ad oggi non c’è un annuncio formale su un “raddoppio”. È giusto dirlo: non abbiamo un cliente n.2 confermato.

Esempi concreti aiutano a leggere la mappa. Con Aston Martin che lascia Mercedes per Honda, la stella a tre punte tornerebbe già a tre squadre potenziali nel post-2026: team ufficiale, McLaren (contratto a lungo termine), Williams. Ma Williams potrebbe valutare alternative se si aprisse una finestra tecnica e politica favorevole. È ipotesi, non fatto. Dall’altro lato, team come Haas o un futuro cliente libero potrebbero guardare a Honda, se Ferrari o altri riducessero il raggio d’azione. Anche qui: possibilità, non certezze.

Per SEO leggera e sostanza: i numeri delle PU 2026 sono pubblici nel regolamento FIA. L’ibrido vedrà un MGU-K potenziato (circa 350 kW) e l’uso di carburanti 100% sostenibili. Questo spiega perché i costruttori pesano pesi e misure prima di promettere motori a mezza griglia.

C’è anche un aspetto umano. Un ingegnere che ho incontrato a Monza raccontava il “peso nello zaino” di un motorista con tanti clienti: call notturne, log file da comparare, richieste incrociate di drivability. “Riduci di uno, e respiri”, mi disse. Forse qui sta la chiave della scelta Mercedes.

E tu, come immagini il 2026 ai box? Una Honda che sceglie un secondo partner e allarga l’orchestra, o una griglia più frammentata, dove ogni motore diventa una firma d’autore? Mentre i muletti elettrificati scaldano i rulli, l’eco più interessante è proprio quella che non sentiamo ancora.

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