Natale a Maranello: L’Atmosfera Asettica dell’Era Vasseur

Un Natale in controluce, tra nebbia e luci bianche. A Maranello il rito si fa minimo: passi veloci, parole misurate, sguardi bassi. Un’atmosfera che non urla delusione né celebra trionfi. Semplicemente, tace.

Natale a Maranello

Natale a Maranello è sempre stato un passaggio simbolico. La fabbrica rallenta. Il paese avvolge il Cavallino come una sciarpa. Quest’anno, però, il racconto che filtra è diverso: una cerimonia sobria, asciutta, senza sorrisi. E, stando a chi c’era, persino senza brindisi finale. Non esistono note ufficiali che lo confermino, e non circolano immagini interne: è giusto dirlo. Ma la sensazione generale – riportata da addetti ai lavori e voci di reparto – parla di una liturgia ridotta all’osso.

Una liturgia ridotta all’osso

Il contesto aiuta a capire. La Ferrari di F1 ha chiuso il 2023 al terzo posto Costruttori con 406 punti, una vittoria (Sainz a Singapore 2023) e 7 pole. Dati pubblici, verificabili sui registri FIA. Nel 2024 sono arrivati segnali più robusti: due successi pesanti, Australia (Sainz) e Monaco 2024 (Leclerc). Anche questi risultano sui documenti ufficiali. C’è movimento, c’è progresso. Ma non abbastanza da archiviare l’egemonia altrui. In azienda, intanto, le consegne hanno toccato quota 13.663 nel 2023, con ricavi in crescita (Fonte: Ferrari N.V., risultati consolidati 2023). Numeri solidi, che aumentano la pressione sul reparto corse: quando il marchio vola, la pista deve tenere il passo.

Da qui l’impressione di un Natale trattenuto

Meno convivialità, più processi. Meno rituali, più checklist. Il segno dell’era Vasseur. Il team principal francese, in un anno e mezzo, ha spinto su una catena di comando più chiara, responsabilità dirette e tempi di decisione più rapidi. Lo ha ripetuto in più interviste: focalizzarsi sui fatti, tagliare le ridondanze, evitare gli alibi. Nulla di romanzesco. Molto di misurabile.

Il punto, però, non è fare i conti con il panettone

È capire la cultura che si sta costruendo. In reparto, dicono, i meeting sono più corti e mirati. La comunicazione è verticale. Si premiano i dati, non le impressioni. È una atmosfera asettica? Forse. È una cura per le derive emotive che a Maranello hanno spesso bruciato stagioni? Probabile. E il giorno di festa diventa così un giorno come gli altri: si appoggiano le coppe di spumante e si riprende il filo.

Eppure, qualcosa resta tra i corridoi

La tradizione pesa. Il caporeparto che, fino a qualche anno fa, arringava tutti in officina. Il canto improvvisato, le pacche sulle spalle, il cartone di lambrusco che passava di mano. Piccole cose. Ricordi veri. Oggi si preferisce lasciare spazio al silenzio. Qualcuno approva. Qualcuno no. Tutti, però, capiscono il messaggio: contano i risultati.

Qui sta il cuore della storia

L’era Vasseur ha impostato una disciplina quasi clinica. Non manca il calore umano, dicono dentro, ma lo si tiene lontano dalle cerimonie. La priorità è ridurre l’oscillazione tra il sabato delle pole e la domenica delle occasioni perse. E quando guardi la stagione recente, il ragionamento non è campato in aria: la Ferrari che vince a Montecarlo con Leclerc e gestisce da maestra a Singapore con Sainz è un team che sceglie, non improvvisa. L’ordine, prima del brindisi.

Resta una domanda, semplice e scomoda

Per vincere davvero serve più calore o più freddo? Forse la risposta non è in un flute alzato o abbassato, ma nella capacità di tenere insieme entrambi. Maranello conosce il fuoco. Ora sta imparando a dosarlo. E, nella nebbia di dicembre, questa potrebbe essere la vera immagine di Natale. Non scintilla. Respiro.

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