Sergio Marchionne fu in grado di risollevare la FIAT nel momento più difficile della propria storia, quando era ad un passo dal fallimento. Tempo fa, disse una frase che, ancora oggi, fa venire i brividi.
La produzione di auto in Italia è ormai ai minimi storici, ed i sindacati si sono affrettati a lanciare l’allarme dopo la pubblicazione dei dati del primo semestre. Tutti gli stabilimenti di Stellantis situati in Italia hanno totalizzato gravi perdite, e dopo aver prodotto meno di mezzo milione di vetture nel 2024, il nostro paese rischia di segnare un record ancor più negativo nell’anno attualmente in corso.
A meno di un’improbabile inversione di tendenza, si potrebbe chiudere sotto le 400.000 unità, come sottolineato anche da Carlo Calenda, leader di Azione. Guardando alla drammatica situazione odierna, risultano ancor più lontani i tempi in cui si produceva un milione di veicoli l’anno sotto Sergio Marchionne, un manager di successo e che fu in grado di risollevare la FIAT nel momento in cui era ormai ad un passo dal fallimento. Risuonano ancor più attuali, data la situazione drammatica che il nostro paese sta vivendo, le parole che pronunciò il nativo di Chieti ormai più di 20 anni fa.
Marchionne, la volta in cui si lamentò delle ferie di agosto
Diversi anni prima di morire, Sergio Marchionne volle raccontare un aneddoto curioso, relativo al suo arrivo alla FIAT, datato 2004. All’epoca, la casa di Torino era in crisi nera, e perdeva qualcosa come 5 milioni di euro al giorno, e per questo fu chiamato a risollevarla il manager italo-canadese. Giunto presso la sede di Torino in agosto, l’amministratore delegato si rese conto che in azienda non c’era nessuno. Chiese dove fossero tutti, e gli venne risposto che i lavoratori erano in ferie. Lui rispose stizzito: “Ma in ferie da cosa?“. Fu un duro attacco alla gestione di quel periodo, ma anche alla mentalità italiana.

Quando racconto l’episodio, Marchionne fece un paragone con le altre multinazionali mondiali, le quali non davano peso alle ferie, ma proseguivano imperterrite la loro produzione, così da stare al passo con la concorrenza. Funzionava così ovunque, tranne che da noi, ed in particolare alla FIAT. Da manager internazionale qual era, applicò una mentalità straniera alle aziende italiane nel corso dei suoi anni al comando della casa di Torino, riuscendo così a recuperare una situazione disperata. Oggi, tuttavia, il suo lavoro è andato in fumo a causa di una gestione a dir poco confusionaria.