Le auto d’epoca sono destinate a sparire? C’è un carburante speciale che può salvarle

Le auto d’epoca sono molto più inquinanti rispetto ai modelli moderni, e con le severe regole che puntano a limitare le emissioni inquinanti, il loro destino sembra scritto. Tuttavia, un carburante potrebbe salvarle tutte.

Per le auto d’epoca c’è una vera e propria passione inesorabile da parte degli appassionati, una sorta di culto che porta alla formazione di associazioni e di raduni periodici. Un’auto viene considerata d’epoca quando sono trascorsi oltre vent’anni dalla sua immatricolazione, e dopo trent’anni, si possono ottenere delle agevolazioni fiscali complete. La vettura d’epoca si può iscrivere a dei registri speciali, come l’ASI, ed è possibile ottenere una serie di vantaggi.

Le auto d'epoca sono destinate a sparire? C'è un carburante speciale che può salvarle
Auto d’epoca – Derapate.it

Tuttavia, le severe leggi anti-inquinamento di cui si parla tanto al giorno d’oggi potrebbero risultare fatali alle auto d’epoca, che appartenendo ad un passato non troppo vicino a noi, risultano essere più dannose per l’ambiente. In un interessante approfondimento riportato sul sito web “AlVolante.it“, è stata svolta una panoramica su biocarburanti ed e-fuel, nel tentativo di capire se queste alimentazioni alternative potranno salvare, nel corso del futuro, le vetture d’epoca.

Auto d’epoca, ecco la verità sui biocarburanti ed il loro compito

Le tante strette sulle norme anti-inquinamento potrebbero costare caro alle auto d’epoca, ma ora c’è una possibile soluzione. A parlarne è stato Francesco Di Lauro, presidente della commissione ASI Green: “Le emissioni allo scarico rimangono le stesse, ma non è quello il problema principale, perché l’anidride carbonica, contenuta entro certi livello non è solo non velenosa per l’uomo, ma evita che sulla terra ci siano 18 gradi sotto lo zero. Dobbiamo rendere sostenibile il processo di produzione della benzina utile per far funzionare il motore“.

Biocarburanti ecco la verità
Biocarburanti sono il futuro – Derapate.it

Di Lauro ha poi aggiunto: “Un conto è la distillazione frazionata del petrolio, un altro è sfruttare scarti vegetali non alimentari, come erbacce, ramaglie e tronchi di leggo. Nel primo caso, si libera carbonio nell’aria, nel secondo anidride carbonica, che viene assorbita con la fotosintesi clorofilliana dalle piante. Non dobbiamo ridurre le zero emissioni, ma dobbiamo ridurre il più possibile il bilancio tra la CO2 libera e quella assorbita. Dunque, è tutta una questione di equilibrio. Questi nuovi carburanti sono fatti in laboratorio e non in raffineria, sono dunque più stabili. Questo può fare la differenza anche nelle auto d’epoca, che vengono usate poco, con la benzina che per mesi rimane all’interno del serbatoio. Si tratta di trovare il giusto bilanciamento tra questi carburanti“.

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