Il gruppo Stellantis ha da poco cambiato guida, con l’avvento di Antonio Filosa nel ruolo di CEO. Tuttavia, non ci sono buone notizie per i dipendenti, con nuove fabbriche a rischio chiusura.
La crisi che affligge da tempo il settore automotive ha delle cause ben precise, ed alcuni gruppi impegnati in quest’ambito, appaiono in netta difficoltà. L’esempio più lampante, anche guardando al crollo della produzione in Italia, è quello del gruppo Stellantis, unico produttore nel nostro paese. Il mese di giugno ha sancito un ulteriore crollo del 32,9% delle vendite in Italia, con una quota di mercato che è così precipitata al 24,55%. In tal senso, la produzione non può che risentirne, e l’impressione è che nel 2025 si possa far peggio dei 400.000 veicoli o poco più assemblati lo scorso anno.
Stellantis ha appena cambiato guida, con il ruolo di CEO che è stato assegnato, all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione, al 52enne di origini napoletane Antonio Filosa. Starà a lui provare a ribaltare una situazione molto delicata, per riportare la quota di mercato ed i ricavi a crescere nel tempo. In queste ultime ore, da un noto manager del gruppo è arrivato un annuncio preoccupante, che di certo non può tranquillizzare i lavoratori.
Stellantis, Imparato annuncia nuove chiusure di fabbriche
Secondo Jean-Philippe Imparato, Chief Operating Officer per la regione Enlarged Europe di Stellantis, ci sono problematiche molto serie da affrontare nel settore automotive, come un costo dell’energia eccessivo ed il pericolo delle multe relativo alle emissioni annunciate dall’Europa. Il manager ha invocato una collaborazione per risolvere le problematiche esistenti: “L’MWh in Francia costa 65 euro, in Spagna 80 euro ed in Italia oltre 180 euro. Mi chiedo, come Unione Europea, perché non possiamo fare squadra tra di noi ed abbassare i costi“.

Imparato, uno dei membri più di spicco del gruppo Stellantis, ha avvisato sul rischio di probabile chiusura di ulteriori fabbriche, nel caso in cui la situazione non venga affrontata con serietà: “Siamo a soli pochi mesi da un dramma industriale. Ogni punto di mix che faccio lo pago 150 milioni. Potrei chiudere Atessa, e se le cose non cambiano, rischiamo seriamente altre chiusure di diverse fabbriche. Nel caso in cui il problema non venga affrontato, saremo costretti a prendere delle decisioni difficili“.