Il gruppo Stellantis si è reso protagonista di un altro errore che fa scandalo, ed in grado di complicare ulteriormente la vita ai lavoratori. Ecco cosa è stato appena annunciato e quali saranno le conseguenze.
Per il gruppo Stellantis sono indubbiamente tempi duri, e la soluzione alla situazione di crisi che si è creata nel corso degli ultimi anni tarda ad arrivare. In Italia, abbiamo assistito a migliaia di licenziamenti ed uscite anticipate per chi era vicino alla pensione, con il gruppo che ha l’obiettivo di ridurre il più possibile la propria forza lavoro, almeno sino a quando il bisogno di produrre auto e componenti non tornerà ad aumentare.
La situazione si è fatta seria a partire dal 2024, anno che si è concluso con le dimissioni del CEO Carlos Tavares. Come suo successore è stato eletto Antonio Filosa, che dovrà affrontare un periodo di crisi ed in cui c’è in ballo l’impiego di centinaia di migliaia di lavoratori. Nelle prossime righe, vi racconteremo l’ennesimo caso che ha visto protagonista Stellantis, in senso del tutto negativo, e che ha costretto i lavoratori italiani a nuove, enormi difficoltà.
Stellantis, sbagliati i visti agli italiani che lavorano in Serbia
Secondo quanto riportato dal sito web “Milanofinanza.it“, Stellantis avrebbe sbagliato 40 visti di operai italiani impegnati in Serbia, costringendoli a tornare a casa. Si tratta di dipendenti che solitamente lavoravano nel sito di produzione di Melfi, situato in Basilicata, trasferiti in Serbia per lavoro. A causa dell’errore sui visti, c’era il rischio che i lavoratori diventassero dei veri e propri clandestini, per via di un errore burocratico, e c’è ancora poca chiarezza sull’identità dei responsabili del clamoroso errore. Da diverse settimane, gli operai di Melfi erano stati trasferiti nel sito di produzione di Kragujevac per lavorare all’assemblaggio della FIAT Grande Panda, ma sono stati informati di dover rientrare in Italia entro inizio luglio.

Il rischio era quello di incappare nel reato di soggiorno irregolare, ed uno degli operai ha raccontato la vicenda: “Una malaorganizzazione totale. Non si è capito quanto fosse colpa del fronte italiano e quanto di quello serbo, non è stato chiaro nulla, a partire dai passaporti, passando per i visti ed i tempi di permanenza. Anche sulla documentazione si è capito poco, è stato tutto molto confuso“. Stellantis non ha gestito al meglio la situazione, e va ricordato che la Serbia non è parte dell’Unione Europea, cosa che richiede una precisa gestione di permessi di soggiorno e lavoro.