Il mercato dell’auto elettrica continua a perdere pezzi, ed ora è una realtà ben nota ad andare in fallimento. Anche le ultime trattative sarebbero saltate, scopriamo i dettagli su quanto accaduto.
Quello delle auto elettriche è un settore in piena regressione, e non sembrano esserci speranze di miracoli all’orizzonte. Al momento, le BEV continuano a non convincere i clienti, i quali non vogliono rinunciare ai motori termici. Il primo problema è sempre quello dei prezzi elevati di acquisto, che non scendono quanto si poteva sperare, ma non è finita qui. Causano malcontenti anche i lunghi tempi di ricarica e le scarse autonomie, ed i costruttori hanno avviato i primi passi indietro.
In base a quanto emerso nelle ultime settimane, Stellantis starebbe considerando di mettere da parte il piano Dare Forward 2030, che prevedeva la vendita di sole auto elettriche in Europa entro il 2030, per dare maggiore spazio alle auto ibride, le quali stanno dando risposte importanti in questi ultimi mesi. Nel frattempo, una nota azienda che produce componenti per auto ad emissioni zero è ormai sull’orlo del fallimento, ed appare chiaro che il suo futuro sia già segnato.
Northvolt, stop di tutte le attività entro il 30 di giugno
La crisi delle auto elettriche ha effetti anche su tutto l’indotto e su chi produce componentistica. Northvolt è ormai vicina alla bancarotta, e potrebbe chiudere i battenti entro il 30 di giugno. Si tratta di una start-up svedese specializzata nella produzione di batterie per i veicoli ad emissioni zero, che voleva fare un sol boccone degli avversari in questo campo, e che pare invece già costretta ad alzare bandiera bianca.

In questi ultimi anni, si sono alternate promesse di investimenti pubblici e privati, ma ora il tempo stringe ed i lavoratori rischiano di restare a piedi. L’unico stabilimento ancora attivo è quello di Skelleftea, e sarà anch’esso pronto a fermarsi nel caso in cui non dovesse arrivare un nuovo investitore. Il debito della Northvolt è pari alla bellezza di 10 miliardi di euro, una cifra assolutamente impressionante. Un intervento di emergenza utile per evitare il fallimento lo sta valutando la cinese CATL, ma al momento non ci sono novità in tal senso, ed alla data finale restano solamente poche settimane. Altri posti di lavoro rischiano di andare in fumo