Nuovo scossone in arrivo. L’annuncio sullo stop a diesel e benzina è destinato a far discutere.
La sostenibilità ambientale è ormai al centro dell’agenda politica dei governi internazionali. Chiudere gli occhi di fronte a cambiamenti climatici e inquinamento è diventato impossibile e i crescenti rischi impongono misure drastiche e rapide per la salvaguardia del nostro pianeta. In questi processi, ovviamente, è coinvolta anche l’industria dei motori. Le macchine per oltre un secolo sono state tra le principali fonti di emissioni dannose nell’aria. Negli ultimi anni, tutte le principali aziende si sono adoperate ad investire nei modelli a zero emissioni e hanno virato la propria produzione verso modelli ibridi o elettrici.
Questo anche per via delle decisioni governative. L’Unione Europea, come è noto, punta a fermare la produzione di auto con motori a diesel e benzina per il 2035. Una scelta che ha fatto ampiamente discutere sia diverse addetti ai lavori che i governi di alcuni paesi per via delle possibili ripercussioni economiche sul settore e sulle aziende, delle difficoltà e dei costi della transizione e soprattutto della possibile agevolazione ad industrie concorrenti, come per esempio la Cina, che negli ultimi anni ha assunto una posizione di assoluto primo piano nel mercato dell’elettrico.
Tra i paesi che si sono fatti più sentire in tal senso c’è sicuramente la Germania. E il dibattito sul fronte automobili si è spostato anche sul fronte della politica interna tedesca. Il Partito Popolare Europeo, tramite il presidente del gruppo Manfred Weber, è impegnato nella campagna elettorale per le prossime Elezioni Europee, e ha chiamato in causa proprio il bando sulle auto a combustione.
Tra le promesse in caso di vittoria c’è lo stop al fermo fissato al 2035. “Se riusciremo ad avere la maggioranza lo annulleremo” ha promesso. La decisione inevitabilmente si scontrerà con le politiche dell’UE, che continua a spingere verso il divieto di produzione delle auto con motori a combustione entro il 2035.
Una data cardine per capire la fattibilità della manovra e del possibile passo indietro sarà clausola di revisione prevista per il 2026, quando lo stato della transizione elettrica verrà valutato dall’Unione Europea. Weber, ha spiegato, punta a questa occasione per far capire l’errore a suo parere fatto su questo fronte e per porre rimedio al danno che a suo dire l’industria subirebbe se si concretizzasse il fermo a diesel e benzina entro i prossimi 10 anni.
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