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Formula 1

Di che materiale è fatta un’auto di F1? Ecco tutti i dettagli

Published by
Chiara Rainis

Le monoposto di F1 sono considerate da tutti come la massima espressione della tecnologia. Ma con quale materiale sono costruite?

Le vetture attualmente in uso nel Circus sono dotate di un motore a combustione interna, di uno propulsore elettrico, di sospensioni, quattro ruote, freni e sterzo. Tutti elementi che si possono ritrovare in qualsiasi auto di serie. Ma ovviamente inseguendo la prestazione sono arricchite di elementi aerodinamici come le ali e costruite con materiali particolari. In questa analisi vedremo pezzo per pezzo da cosa è composta una monoposto e cosa le consente di raggiungere velocità tanto alte.

Charles Leclerc su Ferrari F1 (Ansa Foto)

Partiamo dal telaio. Si tratta del cuore del veicolo ed è costituito da una monoscocca. Questa è realizzata con un mix di fibre di carbonio sovrapposte tra loro, impregnate di una resina e stratificate su una rete di alluminio. La peculiarità sta nel doppio processo di creazione. Inizialmente il materiale viene scaldato a 180° e sottoposto ad una pressione di 10 atm per alcune ore, in modo da evitare qualsiasi vuoto o sacca d’aria. In secondo luogo si procedere alla rifinitura.

Il risultato della procedura è la creazione di un veicolo leggero, capace di resistere alle enormi forze che agiscono verso il basso e che si formano mentre avviene il movimento. All’interno della monoscocca troviamo l’abitacolo, una cellula piuttosto solida e imbottita, che deve ospitare il pilota.

Auto di F1, da cosa sono composte

Fino al 2013 le F1 erano equipaggiate di un’unità motrice V8 da 2,4 litri, capace di esprimere fino a 900 cv e con una durata fino ad un massimo di 500 km a causa dell’ampio stress a cui era sottoposto. Si pensi che toccava  i 19.000 giri al minuto. Per fare esprimere al meglio un motore, il carburante è essenziale, e nella top class dell’automobilismo si usavano fino a cinquanta mescole. Tutte rigorosamente controllate dalla FIA.

Dal 2014, a seguito dell’entrata in vigore del nuovo regolamento, hanno fatto il loro debutto le costosissime power unit ibride. Trattandosi di una tecnologia già utilizzata dal marchio, la Mercedes ha saputo sfruttarle al massimo dominando fino al 2021, almeno nella classifica costruttori.  Si tratta di un prodotto molto complesso nella sua costruzione. Qui infatti, la componente elettrica e sfruttata per sovralimentare la turbina e usare l’energia aggiuntiva quando alla bisogna.

L’unione tra il propulsore endotermico e quello al 100% verde, rende la PU simili a quelle utilizzate per i mezzi full-hybrid. A distinguerli c’è la raffinatezza di costruzione, adatta alla ricerca della massima prestazione, che invece non interessa nella mobilità di tutti i giorni.

Non esiste F1 se non c’è l’aerodinamica. Anche se ultimamente si è fatto in modo di ridurne l’impatto, resta un elemento imprescindibile. Per raggiungere certe velocità di punta non si possono eludere due aspetti: la riduzione della resistenza all’aria o drag, e l’aumento del downforce. Ecco perché queste macchine sono basse e large.

Le sospensioni sono davvero molto simili a quelle delle vetture comuni. Questo almeno nella componentistica che include, ammortizzatori, molle, braccetti e barre anti-rollio. Prima di ogni sessione di prova o di gara, i meccanici ritoccano le impostazioni in modo da garantire sia la reattività di guida, sia che la monoposto possa frenare e sterzare in maniera sicura.

I freni sono più che mai importanti in queste auto dalle alte prestazioni. Andando oltre i 300 km/h c’è bisogno di un impianto frenante eccellente. Per diminuirne l’usura e implementarne la risposta, vengono usati dei dischi e delle pastiglie in fibra di carbonio. Questi sono in grado di fornire un’ottima risposta fino a 750 °C di temperatura grazie ai tanti fori presenti attorno al bordo del disco e che permettono al calore di uscire rapidamente.

Cosa invece differisce totalmente è il volante. Se quello che usiamo noi nella quotidianità assomiglia ad un timone per la sua semplicità, quello che vediamo sulle macchine della top class sembra un computer. Pulsanti e manettini di vari colori e dimensioni consentono di intervenire su diversi aspetti del veicolo, dal cambio di marcia, al bilanciamento dei freni, fino alla miscela del carburante.

Un ultimo aspetto su cui vogliamo soffermarci sono le scintille. Chi è abituato a seguire i GP avrà notato come siano frequenti. Ma come si originano?  Tutta colpa della tavola presente nella parte inferiore dell’auto che parte dal posteriore per fermarsi appena prima delle ruote anteriori. Questo sistema è stato voluto dalla Federazione per ridurre l’influenza dell’aerodinamica, evitando un eccessivo abbassamento in fase di rettilineo.

A dispetto di quanto si possa credere, non è fatta in fibra di carbonio, o in chissà quale materiale composito speciale. E’ semplicemente costruita con un legno dal nome Jabroc. Si tratta di un legno di faggio lavorato con impiallacciature e resina.

Le scintille vere e proprie, però, derivano da alcune piastre in titanio incorporate nella suddetta tavola. Queste sono realizzate ad hoc per evitare danneggiamenti, Per cui sporgono per non più di tre mm. Quando la monoposto “spancia”, i cosiddetti pattini toccano terra per primi, creando un effetto scenografico. Di gran moda negli anni ’80 e ’90, queste sono uscite di scena fino alla loro reintroduzione nel 2015.

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