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Formula 1

Schumacher, quanto prendeva in Ferrari? Cifre da sballo

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Giovanni Messi

La carriera di Michael Schumacher ha raggiunto l’apice in Ferrari, con la vittoria di cinque titoli. Ecco quanto prendeva ai tempi in rosso.

Uno dei personaggi che tutti associano al termine F1 è sicuramente Michael Schumacher, l’uomo che fu in grado di riportare la Ferrari al titolo mondiale dopo anni di sofferenze. La carriera del tedesco lo vide farsi notare sin dai go-kart come un talento fuori dal comune, che sapeva fare la differenza anche con mezzi inferiori rispetto a quelli rivali.

Michael Schumacher ed i suoi guadagni in Ferrari (ANSA)

Quello che sarebbe diventato il Kaiser di Kerpen, infatti, proveniva da una famiglia ben lungi dall’essere ricca, ma che gli diede la possibilità di affacciarsi a questo mondo. L’uomo che gli permise di emergere dall’ombra fu quello che sarebbe poi sempre stato il suo manager, vale a dire Willi Weber, che finanziò buona parte della sua carriera.

Schumacher entrò nel giro dei grandi quando venne ingaggiato dal junior team della Mercedes, con il quale prese parte anche alla 24 ore di Le Mans sulla splendida Sauber-Mercedes C11, con la quale mise a referto il giro più veloce della maratona francese.

Nel 1991 si palesò la grande occasione, ed al Gran Premio del Belgio di quell’anno debuttò in F1 al volante della Jordan. A cedergli il posto fu Bertrand Gachot, che venne arrestato per una lite con un tassista londinese, e che fu costretto a guardare la gara da dietro le sbarre.

Michael strabiliò tutti con un clamoroso settimo tempo in qualifica, su una pista come quella di Spa-Francorchamps, la più difficile e tecnica dell’intero mondiale, nella quale non aveva mai girato prima. La sua gara durò poi poche curve per un guasto alla frizione, ma quanto visto fu sufficiente a Flavio Briatore, che decise di portarselo alla Benetton già dall’appuntamento successivo a Monza, licenziando il titolare Roberto Moreno.

Con la squadra italo-britannico, Michael vinse i suoi primi due titoli nel biennio 1994-1995, per poi accettare la chiamata della Ferrari. Il tedesco si spostò a Maranello nonostante la crisi tecnica in cui versava da anni la Rossa, che però lui avrebbe riportato esattamente nel posto in cui meritava, ovvero sul tetto del mondo, davanti a tutti.

Schumacher, ecco quanto guadagnava in Ferrari

Il momento del passaggio di Michael Schumacher alla Ferrari dalla Benetton si concretizzò nel 1995, stagione in cui conquistò il suo secondo titolo mondiale consecutivo. In quel momento, continuando con il team di Flavio Briatore, il tedesco avrebbe potuto continuare a dominare la scena per anni, visto che aveva trovato una simbiosi clamorosa con il suo gruppo di lavoro.

Tuttavia, la chiamata di Jean Todt, Luca Cordero di Montezemolo e dell’Avvocato, Giovanni Agnelli, fu veramente impossibile da rifiutare, e Michael accettò. Pare che il suo primo contratto con il Cavallino, della durata di due anni, gli fruttasse un guadagno totale di circa 60 miliardi di vecchie lire, un qualcosa da far impallidire.

Per quello che riguarda i guadagni dell’intera carriera in Ferrari, Schumacher dovrebbe aver guadagnato circa 327 milioni di euro dal 1996 al 2006, veramente un numero impressionante di denari. Visti i risultati che il tedesco ha conseguito, c’è da dire che se li è meritati tutti, anche se poi il destino gli ha riservato qualcosa di terribile come ben sappiamo.

Il Kaiser di Kerpen continua a lottare da ormai quasi un decennio per la sua vita, e tutti i tifosi, la famiglia e chi gli ha voluto bene spera senza sosta in un miracolo, anche se la speranza si affievolisce di giorno in giorno. Nel frattempo, suo figlio Mick si è unito alla Mercedes dopo il licenziamento dalla Haas, ma soltanto come terzo pilota.

Negli ultimi giorni, il figlio d’arte ha detto che qualche squadra lo ha già contattato durante l’inverno, e sembra ci siano buone possibilità di rivederlo al volante già dal 2024. Sin qui, la sua esperienza in F1 è stata pessima e ricca di troppi errori, ma in molti hanno avuto una seconda occasione, per cui non gli resta che impegnarsi e sperare in un ritorno.

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