Tra strategie serrate e sguardi al futuro, Abu Dhabi diventa crocevia del titolo. Alonso rilancia e proietta Aston Martin nel 2026. La posta in gioco cresce
Yas Marina si accende e l’aria pesa. I team chiudono i dettagli, i piloti ripassano le procedure, i tifosi fanno i conti con l’ultima pagina del mondiale. Il circuito premia chi controlla il ritmo e chi difende la posizione nelle fasi chiave. La gestione gomme conta, la strategia pit stop conta ancora di più. Sul lungo rettilineo con DRS e nel settore finale tecnico, ogni scelta si paga a caro prezzo. Se vuoi capire come si vince qui, guarda dove stacchi, non solo quanto acceleri.
Il layout rivisto nel 2021 facilita i sorpassi, ma la track position resta decisiva. La gara tende alla sosta singola, con finestre strategiche strette e margini ridotti. I dati pubblici sui long run di questo weekend non sono disponibili in modo completo: i team li custodiscono. Ma il profilo della pista è chiaro a tutti. Chi legge il degrado nei primi giri può impostare la propria corsa. Una safety car, come abbiamo visto più volte ad Abu Dhabi, può riscrivere tutto. Qui il tempismo è un’arma.
Sul fronte tecnico la fotografia è limpida. Efficienza aerodinamica, trazione in uscita dall’hairpin e stabilità in frenata fanno la differenza. Il caldo serale modifica la pressione delle gomme e sposta i riferimenti. I tecnici lavorano su altezze da terra, rake minimo e mappature più conservative nel primo stint.
Ed è in questo contesto che una voce esperta si fa sentire. Parliamo di Fernando Alonso. Il due volte campione pesa le parole quando gli chiedono del mondiale e guarda ai nomi che contano. La sua lettura è netta: all’ultimo round si gioca una vera “lotta al titolo” a tre.
I protagonisti? Lando Norris, Max Verstappen e Oscar Piastri. “Chi ha la macchina migliore vincerà”, dice Alonso, indicando nel pacchetto complessivo il giudice supremo del weekend. Non è un pronostico facile, è un promemoria di metodo: prestazione pura, esecuzione pulita, zero errori.
Alonso però non si ferma all’oggi. Mette sul tavolo il 2026 e la sua Aston Martin. “Aston Martin avrà successo nel 2026”, afferma, con la sicurezza di chi vede arrivare un cambio d’epoca regolamentare. La prospettiva non è vuota: dal 2026 entreranno in vigore nuove regole su telaio e power unit, con più energia elettrica e carburanti sostenibili.
La FIA ha già approvato il quadro dei propulsori 2026 e Aston Martin avrà una partnership di fornitura con Honda dal 2026, confermata dal costruttore giapponese. Cosa significa tutto questo, tradotto in pista? Nel breve, una sfida secca tra tre piloti che hanno interpretato il mondiale con velocità e lucidità diverse, ma comparabili.
Nel medio periodo, un reset tecnico che può ridisegnare le gerarchie. Le auto 2026 punteranno su efficienza, un’aerodinamica più “attiva” e un equilibrio diverso tra parte termica ed elettrica. I team che integreranno bene power unit, telaio e software guadagneranno metri veri. Qui l’approccio di un driver esperto come Alonso può fare la differenza nello sviluppo.
Abu Dhabi deciderà un titolo nell’arco di pochi giri chiave. Ma il seme del 2026 è già piantato. Se la previsione di Alonso si avvererà tra poche ore e la sua Aston Martin troverà la strada giusta con le nuove regole, cambierà anche il modo in cui leggiamo il valore di una stagione. Mentre guardi la gara, chiediti: preferisci la magia dell’ultimo sorpasso o la perfezione di un progetto che vince con costanza?
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