Il primo maggio del 1994, durante il GP di San Marino, morì Ayrton Senna. Ripercorriamo quei terribili istanti in cui perse la vita.
La F1 ha cambiato faccia dopo ciò che accadde nel drammatico fine settimana del Gran Premio di San Marino, andato insieme scena ad Imola nella primavera del 1994. In circa 24 ore, persero la vita Roland Ratzenberger ed Ayrton Senna tra qualifiche e gara, dopo che, al venerdì, anche Rubens Barrichello aveva rischiato cappottandosi alla Variante Bassa. Insomma, sulle rive del Santerno si scatenarono degli eventi a dir poco drammatici, che portarono il Circus a cambiare in lungo ed in largo.
L’austriaco della Simtek, per chi non ricordasse l’assurda sequenza di episodi drammatici, scomparve dopo un terribile incidente avvenuto alla Curva Villeneuve, dopo il cedimento dell’ala anteriore, che andò ad infilarsi sotto le ruote rendendo l’auto ingovernabile. Roland si schiantò contro il muretto a 314 km/h, morendo sostanzialmente sul colpo. Come spesso viene ricordato, Senna rimase molto colpito da quell’evento, come se fosse un oscuro presagio di ciò che sarebbe accaduto di lì a poche ore. L’ultimo arrivato ed il campione più affermato, così potremmo definire Roland ed Ayrton, accomunati, nello stesso week-end, da una scia di sangue impossibile da dimenticare.
Il mondiale di Ayrton Senna era iniziato malissimo, a causa di difficoltà di adattamento alla Williams, che era stata privata delle sospensioni attive usate negli anni precedenti. La vettura dominante con Nigel Mansell ed Alain Prost era solo un ricordo, e da fronteggiare c’era anche Michael Schumacher, l’astro nascente della Benetton, che vinse le prime due gare, nelle quali Ayrton fu invece costretto al ritiro. Si arrivò ad Imola con il tedesco a 20 punti, contro un Ayrton ancora a quota zero, condannato a vincere per non iniziare a dire addio al sogno mondiale.
Nelle qualifiche, Senna dominò la scena conquistando la pole position, per poi mantenere il comando della gara sino al settimo giro, quello che gli fu fatale. Alle 14:17 di domenica primo maggio 1994, alla curva del Tamburello si spezzò il piantone dello sterzo, mandandolo a schiantarsi contro il muro. Nell’impatto, il braccetto della sospensione si infilò tra visiera e casco, provocando dei gravissimi danni cerebrali. Da quel momento in avanti, il tre volte campione del mondo non si riprese più, spirando all’Ospedale Maggiore di Bologna alle 18:40 di quel pomeriggio. Da quel momento in poi, nulla fu più come prima.
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