Facciamo un passo indietro a un epoca in cui il marchio Lancia era ancora al top in Italia. Un modello poco noto al grande pubblico attraversò un’esperienza complessa.
All’inizio del secolo scorso il settore automobilistico attraversa un periodo di assestamento. Il mercato eccede di imprese e solo in Italia sono in attività oltre 60 fabbriche di auto delle quali molte destinate a scomparire. L’imprenditore Vincenzo Lancia riesce ad emergere e ad imporre la sua genialità distinguendosi per la qualità, l’innovazione e l’eleganza delle proprie realizzazioni.
Fino al termine del primo conflitto mondiale, la Lancia fondata nel 1906, propone modelli di indubbio interesse che vanno dalla capostipite Alpha 12 HP, equipaggiata da un motore di oltre 2500 cc che la spinge alla elevata velocità di 90 km/h, alle Dialpha, Beta, Gamma, sino alla piccola Zeta, per finire all’iconica Theta del 1913. Quest’ultima eccellente auto, prodotta in 1700 esemplari, ha uno straordinario successo anche perché, prima in Europa, offre di serie l’impianto elettrico completo e il motorino di avviamento.
Nel 1911 l’impresa di Vincenzo Lancia è una industria a tutti gli effetti. Lasciata la piccola officina ex Itala di via Ormea, le auto vengono costruite nella fabbrica di via Monginevro, in borgo San Paolo che resterà in funzione fino al 1962, anno di inaugurazione dello stabilimento di Chivasso al quale verrà affidata gran parte della produzione. Il resto è storia contemporanea, ma c’è un modello dimenticato, la Lancia Beta Trevi, autovettura di categoria medio-superiore, prodotta dalla casa torinese Lancia dal 1980 al 1984, nello stabilimento di Chivasso. La cui fortuna o sfortuna è legata ad un’altra automobile, la 131 prima e poi la Regata della FIAT.
La Beta Trevi fu presentata al salone dell’automobile di Torino nel maggio 1980. Derivata dalla Beta due volumi, era una classica berlina di segmento medio-alto a 4 porte e tre volumi, come indicava il nome stesso, derivante per crasi da tre volumi. Gran parte del lavoro svolto dai tecnici fu concentrato nella parte posteriore: le differenze rispetto al modello a due volumi erano, oltre al padiglione completamente diverso, la nuova inclinazione del lunotto e i gruppi ottici ridisegnati.
La Trevi mantenne, sostanzialmente, la stessa impostazione meccanica della Beta due volumi. Alla presentazione venne offerta con motori bialbero da 1,6 litri (102 CV e 170 km/h) e 2,0 litri (115 CV e 180 km/h), con la differenza che il propulsore a due litri venne offerto anche con l’alimentazione a iniezione elettronica (122 CV e 180 km/h). Per tutte le versioni era possibile richiedere il cambio automatico a tre rapporti. Ne vennero prodotti solamente 40.628 esemplari, e non ebbe risultati entusiasmanti sul fronte delle vendite, per la concorrenza della suddetta FIAT Regata che ostacolò il suo successo.
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