La transizione green sarebbe dovuta essere già avviata da tempo. Si sta cercando di correre ai ripari con una scelta audace.
L’industria dell’Automotive in Europa sta attraversando uno dei momenti più difficili di sempre. I motivi sono disparati ma quasi tutti legati a una crisi economica senza precedenti. Il costo della vita è sempre più elevato e l’automobile ha perso quell’immagine di status symbol. Oggi sono diventati dei meri mezzi di trasporto per partire da un punto A e arrivare a un punto B. Senza più la passione delle generazioni precedenti, i ragazzi hanno smesso anche di sognare di guidare auto di alto profilo, complice anche un aumento dei prezzi a dir poco vergognoso.
In 20 anni il prezzo medio delle auto è raddoppiato. I redditi familiari netti sono aumentati di poco, passando da una media nazionale di 2.243 euro nel 2003 a 2.734 euro nel 2020 (+21,9%). Da questi dati si arriva ai 7,7 redditi mensili netti necessari per acquistare un’auto nuova. In sostanza sta diventando un mercato proibitivo, a maggior ragione quello elettrico.
“È necessario accelerare sulla strada della produzione di energia rinnovabile, accompagnata da fonti di produzione continuative come oggi è il gas, e che nella prospettiva potrà garantire a nostro avviso solo il nucleare di nuova generazione“, ha dichiarato in audizione presso la Commissione ambiente della Camera il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. L’Europa si è fatta pure un autogol favorendo la Cina.
Secondo il ministro l’Unione Europea, Italia inclusa, si trova davanti a un “bivio strategico“. L’esecutivo dovrà intraprendere l’opzione giusta per “garantire competitività industriale e sostenibilità“. La premier Meloni ha espresso la volontà di sviluppare il nucleare di terza e quarta generazione, con reattori di piccola dimensione.
Si tratta degli Small Modular Reactors (SMR), “la tecnologia più avanzata, pulita e sicura per darci energia a un costo più basso e continuativa e per garantire l’autonomia energetica“. Per questo, Roma sta preparando un disegno legge e si prevede una partecipazione di Enel al 51%, Ansaldo al 39%, Leonardo al 10%. Il nucleare, in base alle analisi, richiede 10 ettari contro 100 dell’eolico e 1.000 del fotovoltaico. Il costo presumibile dell’energia prodotta dagli Small Modular Reactors è di massimo 100 euro a megawatt (MW). Da tenere in considerazione il target dei 65 euro al MW, più stoccaggio e oneri di sistema. “E comunque a fronte di un periodo di esercizio delle rinnovabili fino a quattro volte inferiore“, ha spiegato Urso come riportato su Quattroruote.it.
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