La Ford è costretta ad un richiamo di enormi proporzioni, per via di un grave problema tecnico che ha intaccato la sicurezza delle auto.
Una sorta di argomento tabù dei giorni nostri è legato al fenomeno dei richiami auto, che attanagliano sempre più costruttori, causando notevoli disagi ai proprietari. Dietro ad ogni richiamo si cela un rischio legato alla sicurezza, sulla quale tutti cercano di rischiare il meno possibile. Ancora una volta, a farne le spese è la Ford, un brand che ha una certa familiarità con i richiami, come dimostrato dai numeri relativi agli ultimi anni.
Negli USA, la casa di Detroit è stata sino al 2023 la casa che ha effettuato il maggior numero di interventi legati al ripristino della sicurezza sui propri veicoli, mentre nel 2024 è stata battuta, in questa poco onorevole graduatoria, da Tesla e Stellantis. Tuttavia, la Ford ha comunque richiamato la bellezza di oltre 4 milioni di veicoli in terra americana, e di miglioramenti, rispetto al passato, non se ne sono visti. Nelle prossime righe, andremo ad analizzare una situazione piuttosto delicata, che rende bene l’idea di quanto sia complessa la situazione del colosso dell’Ovale Blu.
Sul sito web “Autoevolution.com“, è stata riportata una notizia che ha messo in allarme un gran numero di automobilisti. Ford ha dovuto richiamare oltre 240.000 vetture tra l’Explorer e la Lincoln Aviator, a seguito di problemi tecnici molto importanti. Nello specifico, i bulloni di ancoraggio della fibbia della cintura di sicurezza anteriore, ma anche della seconda e della terza fila (ove presente), potrebbero risultare allentati, se non addirittura mancanti. Questo significa che la cintura stessa non è in condizione di svolgere al meglio il proprio compito, e non può proteggere nel migliore dei modi gli occupanti dei veicoli in questione.
Secondo quanto comunicato dalla Ford stessa, il richiamo riguarda la bellezza di 240.510 veicoli, tutti sul suono statunitense. La Explorer vede coinvolti 216.563 esemplari, prodotti tra il 19 di ottobre3 del 2018 e l’11 di luglio del 2020. Tutti i veicoli interessati sono stati assemblati a Chicago, nell’Illinois, ma va detto che il componente difettoso non viene prodotto direttamente dalla casa dell’Ovale Blu. L’azienda che se ne occupa è la Lear Hammond, che si trova in Indiana, ed ora sono partiti controlli a tappeto nella speranza di riuscire a scovare i bulloni incriminati, in modo da risolvere il problema.
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