L’Italia è a capo di una delegazioni di Paesi che sta rifiutando le imposizioni europee. Scopriamo cosa sta avvenendo nella stanza dei bottoni.
Il mondo dell’Automotive sta attraversando una fase piuttosto difficile. I Paesi europei stanno riscontrando non poche difficoltà a seguire il diktat di Bruxelles e i numeri non sembrano tornare più quelli della fase pre Covid-19. Per un impatto positivo sul clima si erano prefissati dei target poco raggiungibili che hanno segnato un crollo verticale del car market e il rischio di subire anche delle pesanti multe.
Il Consiglio dei trasporti italiano si è riunito a Bruxelles per affrontare il delicato tema. All’ordine del giorno dell’incontro tra i ministri del trasporti dell’Unione Europea c’è la discussione sul non-paper presentato dall’Italia e dalla Repubblica Ceca, firmato anche da Austria, Bulgaria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia per rivalutare l’impianto della normativa sulle emissioni 2025. Un piano che potrebbe mettere in ginocchio la nostra realtà falcidiata. Ecco la situazione degli incentivi.
L’Austria ha scelto di non partecipare alla discussione. I ministri dell’Unione affronteranno le istanze presenti nella relazione, già presentata nelle scorse settimane al Consiglio Competitività, per evitare un danno economico enorme. Si discuterà a lungo dell’industria dell’Automotive europea perchè il non-paper contiene l’esplicita richiesta di anticipare di un anno la revisione del regolamento sulle emissioni, e bloccare le sanzioni che dal primo gennaio 2025 metteranno in ginocchio i produttori europei, con multe che rischiano di superare la bellezza di 15 miliardi di euro.
In una realtà già molto indebitata come la nostra, multe di svariati miliardi potrebbero segnare il crack definitivo. Il ministro ceco dei Trasporti Martin Kupka ha descritto l’elevato significato del “Piano per l’industria pulita” che la Presidente Ursula von der Leyen svelerà, sottolineando la necessità di rinvio di 3 anni delle multe.
I top brand dovranno adeguarsi ai nuovi standard imposti dalla Ue. La Francia ha deciso di non aderire e non è tra i firmatari del documento italiano, chiedendo alla Commissione “soluzioni che permettano ai costruttori impegnati nella transizione elettrica di non dover pagare le multe“. Ribadendo al contempo il sostegno allo stop del termico nel 2035, “sul quale molte Case hanno già cominciato a investire”. Paesi contrapposti anche in questa occasione.
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