Il successo commerciale delle auto cinesi non è destinato a durare a lungo in Europa. Scopriamo gli scenari che potrebbero verificarsi nei prossimi anni.
Per ora i major asiatici hanno potuto calpestare in modo tracotante un tappetto rosso che è stato steso dai politici europei. Con la presa di posizione sulle auto con motori tradizionali, ibride comprese, si è fatto un enorme regalo a quei Paesi con economie emergenti che hanno materie prime e un costo del lavoro irrisorio rispetto agli standard europei. La crescita di Cina e Corea del Sud potrebbe arrestarsi, nel Vecchio Continente, con le nuove disposizioni sui dazi che mirano a porre un freno all’invasione industriale estera nell’UE.
Giocheranno un ruolo essenziale le politiche dei Governi che dovranno portare avanti manovre congiunte per riportare il focus sul prodotto interno. Il rischio è quello che i lavoratori europei si troveranno spazzati via dal know-how dell’industria 2.0 del Paese del Dragone Rosso. I dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina sono, finalmente, stati attuati. Ci sono voluti mesi per dare l’ok all’extra tassazione con percentuali differenti a seconda dei brand, al fine di compensare gli aiuti di Stato dati dalla Cina ai propri costruttori.
La manovra sui dazi va a colpire anche i marchi non asiatici che producono vetture in Cina. Ad esempio la Smart, sotto il controllo di Geely, sta segnando un flop con le nuove #1 e #3 create in Cina. Se credete che la situazioni porti a dei vantaggi per noi consumatori c’è una notizia che non vi lascerà dormire sogni tranquilli. Lucio Tropea, CEO di Smart Italia, ha rilasciato una interessante intervista a Motor1.com.
“La conferma dei dazi di queste ore significa nel nostro caso un 18,8% che si aggiunge al 10% di dazi già esistenti. Visti i margini di qualsiasi costruttore, noi compresi, non c’è modo di assorbire questo extra costo senza un aumentare i listini – ha confessato il CEO di Smart Italia – Sino a oggi abbiamo gestito il rischio che i dazi potessero essere retroattivi e di fatto non abbiamo mai fatto aumenti di listino. Anzi sul mercato italiano, per approfittare degli incentivi, abbiamo riposizionato di alcune linee di prodotto, come Brabus, in modo da permettere a tutti i nostri clienti di beneficiarne. Ad oggi possiamo contare ancora su un po’ di magazzino di prodotto sdoganato prima di questi dazi, ma dopo di che, per forza, dovremmo passare a riflettere sui listini. Ed è un peccato perché, di fatto, è l’effetto perverso di dazi che hanno un fine, magari politicamente comprensibile, ma alla fine finiscono a far lievitare i listini riducendo le opzioni per i clienti”.
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