Cina ed Europa stanno discutendo una clamorosa alleanza geopolitica, destinata ad avere importanti effetti anche sul mercato automobilistico.
La politica discute, e il mondo dell’auto sta a guardare e ascoltare con non poco interesse. Cina e Unione Europea stanno migliorando rapidamente le proprie relazioni diplomatiche e commerciali, parte di un discorso che ormai va avanti dalla fine del 2023 almeno. Un piano strategico di cooperazione che riguarda scambi e investimenti commerciali, ma anche clima, ambiente, tecnologia digitale e diritti umani.
Indubbiamente il consolidarsi delle relazioni bilaterali tra Europa e Cina non può non avere una conseguenza anche sul mercato dell’auto, specialmente in un momento come questo. Le aziende europee stanno cercando di spingere il più possibile sulla sostenibilità , in particolare sulle vetture elettriche, ma non sempre ottenendo risultati soddisfacenti. Il poco successo dei veicoli a batteria in Italia, e le difficoltà riscontrate da alcuni colossi in Germania ne sono un ottimo esempio.
L’Europa è rimasta molto indietro a livello tecnologico su questo fronte, mentre per contro la Cina è oggi la vera leader globale del settore. Negli scorsi mesi, il colosso di Shenzhen Byd Auto ha superato Tesla per le immatricolazioni a livello mondiale, e si appresta a inaugurare la sua prima fabbrica europea in Ungheria. Oggi più che mai la Cina è un punto di riferimento per il futuro dell’industria automobilistica, e una cooperazione con l’Europa può fare bene a entrambi.
L’idea di un accordo anche in questo ambito è stata confermata da Xin Guobin, vice ministro dell’Industria e IT cinese. Il piano riguarderà appunto il settore dell’auto e anche quello, strettamente collegato, dell’accesso alle materie prime. Xin Guobin ne ha discusso in un incontro con Kerstin Jorna, direttore generale della Commissione Europea per il Mercato interno, l’Industria, l’Imprenditorialità e le Piccole e medie imprese.
Un accordo di sviluppo comune si è reso necessario da entrambe le parti, dopo i recenti attriti proprio nell’ambito del mercato automobilistico. In precedenza, infatti, la UE era stata costretta a porre dei limiti alla circolazione nel Vecchio Continente delle auto cinesi, le cui aziende godono di generosi incentivi da parte del governo di Pechino. Questi sussidi erano stati giudicati da Bruxelles come una distorsione della libera concorrenza sul mercato globale.
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