Giorgia Meloni ha lanciato un’altra pesantissima bordata all’indirizzo di Stellantis: lo scontro diventa sempre più duro.
Lo scontro tra Stellantis e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si arricchisce di un nuovo capitolo. Il premier aveva preso di mira il quotidiano La Repubblica per aver accusato il governo di mettere in vendita l’Italia. Giorgia Meloni non ha perso un attimo per far notare che l’attacco nei suoi confronti era arrivato dal giornale di proprietà di coloro “che hanno preso la Fiat e ceduto ai francesi“, trasferendo all’estero sede legale e sede fiscale.
Una bordata, quella del premier, che ha scatenato subito la risposta di Carlos Tavares. L’amministratore delegato di Stellantis, la multinazionale olandese produttrice di autoveicoli nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e PSA, ha invece criticato aspramente il governo per il ritardo nell’avvio degli incentivi per l’acquisto di auto elettriche e a basso impatto ambientale.
Nel corso della sua visita allo stabilimento di Atessa, in Abruzzo, Tavares ha risposto anche a quanto affermato dal ministro Urso, che ritiene necessario l’arrivo di un secondo produttore di auto in Italia. Per l’ad di Stellantis il governo è libero di fare le sue scelte ma bisogna pensare anche alle conseguenze: “Vedremo se sarà una decisione positiva per l’Italia“.
Non si è fatta attendere la controrisposta di Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio ha infatti rincarato la dose nei confronti di Stellantis, ricordando che la fusione che ha portato alla nascita della multinazionale sia stata in realtà un’acquisizione di Fiat Chrysler da parte dei francesi.
Il premier ribadisce le critiche alle scelte del management espresse già nei precedenti interventi, vale a dire lo spostamento della sede fiscale all’estero e la presenza nel CDA di Stellantis di un rappresentante del governo francese: “Non è un caso – ha aggiunto Giorgia Meloni – se le scelte industriali del gruppo tengano conto molto più delle istanze francesi”.
Il premier ha poi sottolineato l’importanza di riportare le fabbriche auto italiane a determinati livelli produttivi, dato che negli ultimi tempi i dati hanno fatto emergere un vistoso calo. Nel 2017, infatti, le auto prodotte in Italia erano circa un milione: nel 2022 la quota complessiva è invece scesa a 700.000, come evidenzia proprio Giorgia Meloni. Un crollo, ricorda il premier, che ha oltretutto comportato la perdita di oltre 7.000 posti di lavoro.
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