Auto elettrica, occhio a quello che sta succedendo in Cina: progetti al capolinea? Intanto partono i licenziamenti e la notizia coinvolge anche la concorrenza continentale: ecco tutto svelato, i dettagli
Gli scioperi dei sindacati UAW oltreoceano, il calo delle vendite in Europa e la difficoltà di piazzare su larga scala una gamma accessibile di auto elettriche e chi più ne ha, più ne metta. Sono periodi complicati per le grandi case produttrici europee e statunitensi, che nel mentre hanno iniziato a doversi guardare le spalle dalla concorrenza sempre più spietata della Cina. Al di là della Grande Muraglia, la produzione di veicoli EV si sta intensificando e sta ‘invadendo’ anche il mercato europeo.
Un’invasione che i governi di Germania, Svizzera e Francia hanno dovuto combattere rivedendo il proprio piano di incentivi e contributi statali. E che Stellantis e gli altri brand stanno provando a resistere con una produzione sempre più low cost ed accessibile a qualsiasi tasca. Occhio, però, ai colpi di scena che potrebbero arrivare nel prossimo periodo. Nonostante l’enorme disponibilità di forza lavoro, alcuni marchi cinesi hanno iniziato una vera e propria ristrutturazione aziendale. E questo ha portato il generarsi a cascata di progetti tagliati e licenziamenti di massa.
Almeno è quanto sta succedendo in seno a Nio, una delle principali realtà di produzione di veicoli finalizzati alla mobilità elettrica. Negli ultimi giorni, il gigante cinese ha annunciato il licenziamento del 10% della sua forza lavoro. Secondo quanto riportato dai media locali, è stato un passo obbligato per l’azienda. Il motivo? Riorganizzare le proprie risorse e rivedere il quadro delle proprie operazioni, soprattutto dinanzi ad una concorrenza sul mercato delle auto elettriche sempre più spietata.
Nei piani di Nio c’è quello di diventare la realtà numero uno in Cina per produzione di auto elettriche. E i numeri in discesa dell’ultimo periodo confermano nella visione di William LI (CEO & Founder di Nio, ndr) il bisogno di ristruttura per intero il lavoro della sua azienda. Per farlo, gli Stati Generali del colosso asiatico hanno deciso di rivedere il proprio business plan ed il proprio piano operativo. Chiaramente, anche a costo di accantonare progetti considerati inefficienti e non votati ad accrescere la quota di mercato del brand. E di tagliare oltre 2.600 lavoratori dalla propria forza lavoro.
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