C’è un problema incombente su molte strade italiane. Il dato ufficiale è sconvolgente, e la notizia fa indignare molti.
La tragedia di Mestre è ancora negli occhi di tutti. L’Italia piange l’ennesima strage stradale, con 21 morti e quasi altrettanti feriti dopo che il guardrail ha ceduto troppo facilmente all’impatto con il pullman.
Un evento funesto che ha aperto l’ennesimo squarcio di riflessione sulla sicurezza dei dispositivi di prevenzione agli incidenti. Dopotutto, il lavoro delle barriere di protezione è proprio evitare quanto accaduto in Veneto. Almeno sulla carta, visto che alla triste verifica dei fatti non è sempre così.E chiaramente, le istituzioni e le autorità competenti non possono fare altro che prenderne atto a tragedia già avvenuta.
Insomma, neanche la tragedia del 28 luglio 2013 ha insegnato qualcosa. Dieci anni dopo, un altro autobus segue le fatali orme del pullman turistico che precipitò dall’autostrada lungo il tratto tra Baiano e Monteforte Irpino, in Campania. I guardrail tornano a cedere troppo facilmente in Italia e l’opinione pubblica si interroga sugli investimenti svolti da chi di dover per garantire la massima sicurezza sui tratti autostradali e statali.
Investimenti purtroppo lacunosi o del tutto assenti. Ad allarmare è quanto riportato da ‘La Repubblica’ che specifica come non esista un monitoraggio uniforme e veritiero circa lo stato degli 851.000 chilometri di guardrail e barriere protettive in Italia. E di questi 851.000, ben 300.000 chilometri sarebbero nelle stesse o simili situazioni di quella che ha ceduto a Mestre, con la morte 21 persone.
A garantirlo è Pietro Gimelli, presidente dell’UNIMCI, gruppo che coordina le aziende dell’acciaio e produttrici di questi elementi. Una notizia che deprime e fa indignare, soprattutto nei giorni successivi all’ennesima strage stradale in Italia.
“Fino alla fine degli anni ’90 le norme non sono chiare, quindi c’è una forte differenza tra guardrail di nuova e di vecchia generazione“, continua Gimelli. Il problema però non starebbe nelle risorse, ma nella burocrazia. Una burocrazia che non permette di spendere adeguatamente i 6,5 miliardi di euro stanziati dal 2022 al 2032 per migliorare le reti autostradali italiane.
Senza il via libera di Anas e degli altri organi competenti, non si può ottenere il nulla osta per lavorare su un singolo guardrail, figuriamoci su migliaia e migliaia di chilometri di barriere protettive.
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